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Prime condanne per il crac Parmalat Un anno e 11 mesi a Stefano Tanzi

Undici patteggiamenti hanno coinvolto anche il fratello di Calisto (1 anno e 11 mesi) e gli ex manager Tonna (2 anni e 6 mesi) e Del Soldato (1 anno e 10 mesi)

Prime condanne per il crac Parmalat Un anno e 11 mesi a Stefano Tanzi

da Milano

Arrivano le prime condanne ai processi Parmalat. Il gup Cesare Tacconi ha infatti formalizzato undici patteggiamenti concordati da accusa e difese per aggiotaggio, ostacolo all’attività di vigilanza degli organi di controllo e false notizie ai revisori.
Tra i Tanzi la pena più pesante, un anno e undici mesi di reclusione, quindi al limite della soglia prevista dal codice di due anni, è andata sia al figlio di Calisto, Stefano, sia al fratello dell’ex re del latte, Giovanni. Patteggiano ed escono dal processo milanese anche i tre ex direttori finanziari del colosso del latte: Fausto Tonna, il vero braccio destro di Calisto Tanzi, che è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione, e i suoi successori Alberto Ferraris e Luciano Del Soldato che sono stati condannati rispettivamente a 1 anno e 6 mesi e a 1 anno e 10 mesi di carcere.
Due anni di reclusione, invece, per il consulente esterno del gruppo, quell’avvocato Gianpaolo Zini con studi legali in Europa e negli Usa e che con i suoi recenti interrogatori fiume a Parma sta aprendo nella città emiliana filoni d’inchiesta finora inesplorati. La lista si allunga a due ex componenti del cda: Francesco Giuffredi e Domenico Barili che hanno avuto la pena di 10 mesi e 1 anno e 5 mesi. Un anno per i due contabili Gianfraco Bocchi e Claudio Pessina, mentre l’ex tesoriere della Parmalat, Franco Gorreri, è stato condannato a 11 mesi di carcere. Tacconi ha anche deciso di sospendere la pena per tutti i condannati, ad eccezione di Zini e Tonna.
Atteso per novembre il deposito delle motivazione da parte del gup Tacconi che si è riservato tre mesi per redigere la sentenza. L’atto sarà sicuramente una pietra angolare in tutti i processi che verranno celebrati sul crac Parmalat.
Chiuso questo fronte, ora i pm Eugenio Fusco e Carlo Nocerino, con il coordinamento dell’aggiunto Francesco Greco, si impegneranno nel processo per gli altri 16 imputati (più tre società come soggetti giuridici) che andranno alla sbarra nell’aula della prima sezione penale a partire da settembre.
Tra un paio di settimane, invece, dovrebbero arrivare le richieste di rinvio a giudizio per banche e banchieri che avrebbero concorso nell’aggiotaggio sui bond emessi da Parmalat nel 2003. È la cosiddetta «Parmalat fase due».
A marzo venne notificato l’avviso di conclusione indagini a 13 persone e a 6 banche e una Sgr. Gli istituti di credito sono Ubs Limited, Deutsche Bank AG e Morgan Stanley & Co International Ltd con sede a Londra, Citibank N.A., Deutsche Bank spa, Morgan Stanley Bank International Limited Milan Branch e Nextra Investement Management SGR spa con sede a Milano.
A questo punto il processo è diviso in quattro: quello che inizierà a settembre contro il management, quello già in Tribunale contro due revisori della Grant Thornton e quello pronto per l’udienza preliminare che riguarda banche e banchieri. Da ultimo, in fase di gestazione e di fatto di difficile trattazione è invece il decollo dell’inchiesta che ipotizza il reato di truffa. Un mese fa sono arrivate da Parma altre duemila denunce raccolte dai Pm emiliani in questi 18 mesi di lavoro e sottoscritte da risparmiatori che si considerano truffati. Ma mancando risorse finanziarie e umane, in Procura non si è riusciti ancora a caricare nelle memorie dei computer tutte le denunce. E poi come trattarle? Che indagini disporre per capire se ci sono state delle responsabilità magari tra i funzionari di filiali di banche.
In realtà, per quanto riguarda le indagini, la partita è ancora aperta a Parma, dove sono pendenti corposi stralci dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari al primo gruppo di manager, consiglieri e dirigenti sotto inchiesta per bancarotta.
Qui la settimana prossima, i Pm Silvia Cavallari e Antonella Ioffredi dovrebbero sentire diversi dirigenti di Capitalia per poi portare a conclusione il filone sulla vicenda Eurolat. Da parte sua, il collega Vincenzo Picciotti ha ancora una serie di interrogatori da compiere prima di fare il punto sullo stralcio che riguarda il comparto turistico della galassia Parmalat.
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

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