Il primo affondo colpisce gli alleati: non lasceremo i nostri voti alla Lega

Al via la competizione col Carroccio. Alemanno: «Il Pdl dia spazio alla destra o perderà» Gasparri: «Saremo il partito della legge e dell’ordine e ci sporcheremo le scarpe di fango»

Roma La concorrenza tra Lega e Pdl era rimasta sottotraccia per mesi e mesi. Salvo qualche fuoco estivo quando ad agosto si discuteva del federalismo fiscale e il ministro Fitto cercava di arginare gli entusiasmi del suo collega Calderoli. Frizioni rimaste sostanzialmente nell’ombra con Letta nelle vesti di grande mediatore. Da allora, però, un po’ di insofferenza è montata, anche perché al Nord il Carroccio promette di rastrellare voti, forte di una presenza capillare sul territorio che non ha eguali in nessun partito. Considerazioni, queste, a cui negli ultimi mesi si sono aggiunte le perplessità di chi non ama come la Lega sappia sbandierare le proprie vittorie e i provvedimenti che porta all’incasso. Insomma, hanno iniziato a dirsi i vertici di Forza Italia e An, «ogni cosa che fa il governo sembra sia merito loro». Parola di ministri, capigruppo e semplici peones.
Alla fine il problema è arrivato in superficie. Forse perché è soprattutto An a temere di restare scoperta sul fronte della sicurezza e dell’immigrazione lasciando praterie a Bossi e compagni. L’identità si difende anche così. Per usare le parole di Alemanno al congresso che sancisce la fine di An, «spira forte un vento di destra che viene dalle viscere delle nostre identità». E in questo senso la questione Lega non può essere derubricata senza un’attenta riflessione. Tra Pdl e Carroccio, dice il sindaco di Roma, ci sarà «competizione leale ma pur sempre competizione». Insomma, «ora che nasce il Pdl bisogna stare molto attenti». Il richiamo è chiaro: «In questo partito dovranno avere dignità i moderati e il centro, ma anche i valori della destra. O rischiamo di consegnare tantissimi voti alla Lega, non solo al Nord». E la preoccupazione è anche di Gasparri se il presidente dei senatori del Pdl prende le distanze da chi «guarda alla Lega per sottolineare la sua militanza». Non è il Carroccio, insomma, l’unico partito dove c’è ancora il rapporto con la base. Per questo, dice Gasparri, «sporcheremo ancora di più le nostre scarpe di fango» e «continueremo con la politica tra la gente». Saremo, aggiunge, «il partito della legge e dell’ordine». «Il Pdl - conclude - troverà interi giacimenti di militanza politica nel mondo di An».
Quella lanciata alla Nuova Fiera di Roma, dunque, è una doppia sfida al Carroccio. Sul piano politico e della capacità di fare politica, ma anche su quello dei contenuti. Perché, dice Briguglio, e concordano in tanti, «nel centrodestra c’è un disegno egemonico della Lega per imporre i suoi modelli». E il Pdl «non può contrastare questo piano cedendo sempre alle sue richieste». Un leit motiv, questo, che si ascolta da qualche mese anche negli ambienti di Forza Italia. «La Lega - diceva qualche giorno fa l’azzurro Napoli - ci ha stufato». Messaggio piuttosto sintetico, ma che chiarisce senza incertezza alcuna la presa di posizione dei 101 deputati del Pdl su sicurezza e immigrazione. Un segnale al Carroccio, che la corda la si può tirare ma fino a un certo punto.
Insomma, la «competizione leale» è ufficialmente iniziata. Certo, la Lega metterà a segno il primo colpo con l’approvazione del federalismo fiscale, una vittoria da sbandierare in campagna elettorale. Il Pdl, però, non se ne starà in disparte. E, spiega un ministro, lancerà la campagna per l’abolizione delle Province.

«È nel programma di governo», spiega candido Brigulglio. E aprire quel capitolo - oltre all’obiettivo di lungo periodo di razionalizzare la spesa pubblica - avrebbe un valore politico indiscusso e certificherebbe che anche la Lega qualcosa agli alleati lo deve concedere.

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