La Pro Tour chiede che Basso non corra Giro d’Italia e Tour

Veto delle grandi squadre del ciclismo: il team Usa non doveva ingaggiare un corridore coinvolto nell’inchiesta doping. Ivan: «Sono tranquillo»

Pier Augusto Stagi

Andiamo pure avanti così. Continuiamo a farci del male, tanto ci riesce benissimo. Il mondo del ciclismo prosegue il proprio gioco al massacro. È dalla fine di giugno che non c’è pace, che qualsiasi pretesto è buono per fare autolesionismo. Tutto è partito dalla Spagna, con l’“Operacion Puerto”, un traffico di emodoping che ha chiamato in causa anche diversi corridori. In verità i nomi non ci sono mai stati, ma soltanto pseudonimi e nomi decrittati, che avrebbero dovuto ricondurre a Basso, Ullrich e compagnia pedalante. Poi dopo mesi estenuanti di indagini, interrogatori, Ivan Basso – l’unico ad oggi ad essere stato giudicato da un tribunale sportivo -, la Procura del Coni ha chiuso il fascicolo per mancanze di prove. Il procuratore capo del Coni Franco Cosenza ha in pratica sancito la fine della questione: «Su Basso ci saranno stati dei sospetti, ma dai documenti in nostro possesso non si può evincere nulla. Se non la totale estraneità del corridore in questa vicenda».
Basso ringrazia, tira un lungo sospiro di sollievo e firma un nuovo contratto, dopo la brutta esperienza, soprattutto quella finale, con la Csc. Approda alla Discovery Channel di Johan Bruyneel e Lance Armstrong. Un contratto biennale a 1 milione e 500mila euro a stagione. Ma la cosa non è finita lì. Basso vola in America, dove si trova in questi giorni per il primo raduno stagionale ad Austin, ma le squadre del circuito Pro Tour (la Champions League del ciclismo) ieri pomeriggio si sono riunite a Bruxelles per decidere la strategia da adottare e tenere. L’assemblea generale straordinaria dell’Ipct (International Professional Cycling Team) si è espressa contro la squadra americana “rea” secondo loro di aver ingaggiato il vincitore dell’ultimo Giro d’Italia. L’Ipct ha anche ribadito la volontà di rispettare integralmente il “codice etico” firmato dalle squadre stesse, che si sono impegnate a non ingaggiare alcun corridore implicato nell’“Operacion Puerto” spagnola. Insomma, della giustizia sportiva le squadre del Pro Tour se ne fanno un baffo. Conta come il due di picche. Per loro Basso centra, eccome se centra, e per questa ragione deve essere allontanato. Prevalgono logiche da Medioevo, rancori e invidie di persone incapaci di vedere al di là del proprio naso e soprattutto nell’ambito delle loro rispettive squadre, visto che codici etici alla mano, di cose non chiare ce ne sono ben più di una anche a casa loro.
Dagli States, Basso fa sapere che «sono tranquillo, sono in un grande team, che mi ha fortemente voluto e che saprà anche supportarmi adeguatamente».

Gli fa eco il general manager della Discovery Channel Johan Bruyneel: «Noi abbiamo deciso di ingaggiare Ivan solo quando la Procura del Coni si è espressa e non prima di aver fatto visionare tutti i fascicoli al nostro ufficio legale. Siamo tranquilli e pronti a far valere i nostri diritti e quelli di Ivan. Non ci spaventiamo certamente di fronte a queste minacce. Un conto è l’invidia, un conto è il diritto. Noi siamo nelle regole, loro non so».

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