Il problema è se Roma chiama Pechino

Siccome poi dicono che ce l’abbiamo sempre con la Rai Tv, passiamo allora a RadioRai. Per la precisione a RadioUno, la «rete olimpica», così com’è stata annunciata alla vigilia dei Giochi, che ogni mattina ci saluta dolcemente con una musichetta stile Suzie Wong che annuncia il programma dall’originale titolo Pechino chiama Roma. Ecco, ieri mattina, tra un fioretto che si scalda e una richiesta ai cari «amici all’ascolto» di restare davanti «ai diffusori» (tanto che a quel punto ti aspetteresti almeno un medley del Trio Lescano) va in onda l’Olimpiade che conta: un bel commento sulla partita dell’Italvolley già finita che dura almeno 5 minuti, più un’emozionante serie di batterie di keyrin di ciclismo durante le quali il radiocronista ci fa sapere almeno 4 volte che Vinokourov non è il kazako che tutti noi conosciamo (no?) ma è - attenzione! - ucraino. Poi, ecco che finalmente arrivano calcio e finale per il bronzo della scherma, e allora la rete olimpica, per celebrare il momento, passa la linea al Gr delle 12, seguito - almeno qui in Lombardia - dall’emozionante Gazzettino Padano.

E i gol? E le stoccate? Di questi particolari si perdono le tracce, se non per riprenderle sporadicamente tra un Gr e l’altro, perché sì - giusto all’inizio del secondo tempo di Italia-Belgio e degli assalti finali -, c’era da passare la linea al radiogiornale delle 13. Che volete: in quel momento Roma ha chiamato Pechino. Per fortuna il resto d’Italia si è astenuto dal farlo.

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