Il Procuratore indaga per omicidio «Faremo un’inchiesta scrupolosa»

Il computer di Edmondo Bruti Liberati non è abilitato a scaricare i video: così ieri è una giovane cronista a mostrare per prima dal suo iPad al procuratore della Repubblica il filmato dei poliziotti che fermano (e, secondo la famiglia, pestano) Michele Ferrulli, il 51enne morto poco dopo. L’indagine è affidata ad uno dei sostituti di Bruti, il pm Gaetano Ruta.. Ma a dare la linea è direttamente Bruti, perché la faccenda è delicata. Da una parte c’è l’esigenza di non criminalizzare anzitempo gli agenti della Volante intervenuti in via Varsavia. Dall’altra, la volontà di evitare qualunque forma di trattamento di favore ai poliziotti. Bruti non vuole che il «caso Ferrulli» si trasformi in un altro «caso Aldrovandi», il ragazzo di Ferrara il cui pestaggio fu a lungo coperto dalle autorità.
«Le indagini si faranno col massimo scrupolo e saranno seguite direttamente», spiega il procuratore. Verranno analizzati filmati, interrogati i testimoni, cercati altri elementi. «Non è affatto detto che la prima versione che ci viene fornita, qualunque essa sia, debba essere quella buona», aggiunge. E spiega quale deve essere il criterio di valutazione: «Se la polizia decide di ammanettare una persona può avere le sue buone ragioni. Ma tra queste e gli eccessi c’è una bella differenza».
«Abbiamo chiesto che, se possibile, l’autopsia venga eseguita già nella giornata di sabato», spiega Bruti. L’esame dei medici legali servirà sia a indicare con chiarezza le cause della morte dell’uomo, sia a individuare eventuali lesioni, anche non direttamente mortali, che possano essere state causate dai poliziotti durante il fermo. Il responso andrà poi letto alla luce della dinamica dell’episodio ricostruita attraverso le testimonianze incrociate. Se dovesse emergere che l’uso della forza da parte degli agenti è stato limitato allo stretto indispensabile per ridurre alla ragione Ferrulli, allora l’indagine potrebbe andare verso l’archiviazione: anche perchè i poliziotti non potevano essere al corrente delle malferme condizioni di salute dell’uomo.

Ma se dovesse venire accertato che le violenze sono continuate, come sostiene la famiglia, anche quando l’uomo era a terra e impossibilitato a reagire, allora non ci saranno indulgenze: come nel caso dei poliziotti della Polfer che mandarono al Creatore un clochard a forza di botte, e che la Procura ha candidato a dodici anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Lo stesso reato ipotizzato (per ora a carico di ignoti) nel fascicolo sulla morte di Ferrulli.

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