Prodi e Bindi. Sono i nomi nuovi del Pd. Anzi, il vecchio che sponsorizza il nuovo, che tanto nuovo in realtà non è. Con la benedizione di Repubblica. Da settimane i democratici sono in ebollizione e invocano una grande coalizione, un nuovo Cln, un fronte democratico per abbattere il tiranno, ovvero il Cav. Ma, fino a ieri, mancava il nome, la faccia, in poche parole il candidato. In verità qualcuno il nome lo aveva fatto. Sabato sera - come racconta la Stampa -, per il sessantesimo compleanno di Rosi Bindi si era riunito lo stato maggiore dei Democratici. Tra un bicchiere di rosso e una nota di Bella Ciao, Romano Prodi aveva impacchettato e spacchettato il regalo più importante per la Bindi: "Tutto il potere a Rosi? Perché non farla premier". Una benedizione di quelle che contano. Nella chiesa del Pd Romano Prodi è l'unico papa (non tanto straniero) che è riuscito a esorcizzare il nemico-diavolo Berlusconi. Prodi il vecchio spinge la diversamente nuova Bindi alla testa dell'armata.
Poi Vendola sulle colonne di Repubblica ha lanciato la volata: tutti insieme contro Silvio e alla testa dell'ammucchiata Rosi Bindi. La nemesi del bunga bunga, come lascia intendere Filippo Ceccarelli sul quotidiano di Mauro. Per Rosi è una doppia investitura: quella del presidente pugliese, ma anche quella - forse più importante -, dell'intraprendente partito-quotidiano di Repubblica. Le reazioni non tardano ad arrivare. Bersani schizza in piedi sulla sedia: "Non mettiamo il carro davanti ai buoi. Prima costruiamo l'alleanza". La Melandri non ci sta: "Lei non può unire da Vendola al Terzo polo". Effettivamente ci vorrebbe il silicone...
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.