Nuova Delhi - A Roma il ministro degli Interni lancia l'allarme su Vicenza, e a stretto giro di posta, dall’India, Romano Prodi frena.
Il premier affronta i giornalisti sotto il grande tendone color arancio issato nei giardini dell’ambasciata italiana a Nuova Delhi, durante il ricevimento organizzato per festeggiare la missione del governo e degli imprenditori, e cerca di stemperare lo scalpore suscitato dalle preoccupazioni di Giuliano Amato.
Dice che lui si augura una manifestazione «serena e senza aggressioni e tensioni», replica ai warning lanciati dagli Stati Uniti spiegando che «la responsabilità dell'ordine pubblico a Vicenza è del governo italiano, e non di quello Usa» e che in Italia «c'è non solo la libertà ma anche l'assoluta e totale possibilità di esprimersi, anche in modo contrario alle decisioni del governo».
Parole che rassicurano non poco i partiti dell'ala sinistra dell'Unione, messi in agitazione dalle esternazioni di Amato. Certo, il presidente del Consiglio chiede (e ottiene) che i sottosegretari radical non partecipino alla manifestazione anti-base, perché «non si manifesta contro il governo se se ne fa parte». Mentre per «i cittadini c'è democrazia», e questo evidentemente vale anche per i rappresentanti dei partiti della maggioranza, purché non membri dell'esecutivo.
Un sostanziale via libera del premier, dunque, alla partecipazione degli stati maggiori di Rifondazione, Verdi e Pdci al corteo. In cambio, Prodi ottiene il pubblico annuncio che il verde Paolo Cento e il Prc Alfonso Gianni, sottosegretari all’Economia e allo Sviluppo, si asterranno dal pellegrinaggio a Vicenza.
L'assenso di Cento, Prodi lo aveva già incassato due sere fa, quando gli aveva appositamente telefonato dall'India per pregarlo di stare alla larga dall'aeroporto Dal Molin. Sulle scelte di Gianni invece ieri pomeriggio c'era ancora incertezza. Prodi ha parlato col segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano, che a sua volta ieri ha avuto un colloquio con Gianni. Il quale alla fine ha sciolto le riserve e concesso il suo «obbedisco». «D'altronde, un sottosegretario che manifesta contro il governo è come uno che si prende a schiaffi da solo davanti allo specchio: o è masochista o è scemo», liquidava la faccenda il ministro delle Infrastrutture Di Pietro, in viaggio con Prodi.
Mentre il premier dall'India lavorava sottotraccia per evitare il danno d'immagine dei sottosegretari in piazza, le parole di Amato in Parlamento facevano però rialzare la tensione nella maggioranza.
La manifestazione di Vicenza è per la sinistra dell'Unione uno snodo cruciale, da un lato per la necessità di mostrarsi fermi anche in piazza nella protesta contro la decisione del governo sulla base, dall'altro perché di lì a poco ci sarà da tenere unita la propria base parlamentare nel voto sulla politica estera del 21 e poi sull’Afghanistan.
E nell'allarme di Amato si è letto il tentativo di «metterci in conto possibili incidenti», che si inserisce in una più vasta «manovra per spingerci ai margini della coalizione», come confidano dal Prc. Per questo Prodi ha sentito la necessità di intervenire per rassicurarli, dando una sostanziale benedizione al diritto di manifestare «anche contro il governo».
Quanto ad Amato, naturalmente nessuno dall'entourage di Palazzo Chigi prende le distanze dalle «giuste preoccupazioni» del ministro. Anche se si tiene a sottolineare che «di allarmi precisi, almeno dalle nostre fonti di intelligence, in verità non ne è arrivato nessuno».
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