Alessandro M. Caprettini
da Roma
«Avevamo in effetti notizie sul fatto che Prodi fosse considerato dai sovietici our man, ma alla commissione non è stato possibile fare riscontri su fonti di seconda mano, per cui non ne ho parlato, né ho citato questi elementi non sufficientemente provati...». Paolo Guzzanti, senatore di Forza Italia e presidente della commissione Mitrokhin, ammette come lipotesi che il Professore potesse esser stato uomo del Kgb, fatta piombare ieri con fragore nellaula di Strasburgo ad opera delleuroscettico inglese Gerard Batten, sia giunta qualche tempo fa anche a Roma, ma spiega di averla bloccata al protocollo, vista la mancanza di tempo e di modi per controllarla in modo efficace.
Ma rivela anche Guzzanti che il generale Trofinov, colui che assicurò lesistenza di «molti politici italiani» al servizio del Kgb e laggancio di Prodi coi servizi segreti sovietici al tenente colonnello Litvinenko, «è stato ucciso recentemente a Mosca nel corso di un agguato» e aggiunge che anche un altro agente del Kgb passato in Occidente, tale Oleg Gordievsky, sostenne la stessa identica tesi, informato a quanto pare da suoi colleghi che lavoravano in Danimarca.
Il sospetto su Prodi cera, insomma. Mancavano conferme spendibili che Guzzanti fa capire di non aver rinvenuto anche per via della necessità di chiudere lindagine vista la fine della legislatura. Batten, che ha fatto esplodere il caso allEuroparlamento, dice a sua volta di non sapere più di quanto gli ha riferito qualche tempo fa proprio Litvinenko, di cui dice di fidarsi pienamente, ma assicura anche che farà di tutto per cercare di ottenere una commissione dinchiesta, «visto che non mi sembra una cosa di secondaria importanza».
E Litvinenko? Che dice lex-agente Kgb e poi Fsb che scelse la fuga e ha ottenuto lasilo politico in Gran Bretagna che è poi il protagonista numero uno del lancio del macigno nello stagno? Dallaltro capo del filo, a Londra, non vorrebbe far sapere più di quanto è stato detto a Strasburgo e pubblicato. «Posso confermarle - si limita ad osservare - che ho incontrato leurodeputato Batten e che gli ho parlato. Posso confermare che quello che lui ha riferito rientra nelle questioni che ho trattato con lui e che ha correttamente citato quanto mi disse Trofimov». Niente di più? Nemmeno un briciolo di ulteriore spiegazione? «Bisogna che lEuroparlamento indaghi, che in Italia la commissione preposta allarghi il suo raggio dazione. Indagate e scoprirete...» si limita a ripetere al microfono.
In realtà cè chi ha cominciato a farlo e ha notato - andando indietro nel tempo - una anomala intervista del Corriere della Sera proprio a Romano Prodi nei giorni del golpe estivo del 91 ai danni di Gorbaciov. Stranamente, il Professore pareva prendere le difese dei golpisti visto che parlava dellultimo inquilino comunista del Cremlino come di un grande personaggio, ma assolutamente inviso ai russi e comunque incapace di mobilitare le masse contro i golpisti al pari di Eltsin, ipotizzando che il capo dei rivoltosi Pavlov («Lo conosco bene, è un tecnocrate») potesse in qualche modo assumere il comando a Mosca. In realtà, come risulta chiaro da quella intervista, Prodi era preoccupato soprattutto dalle sorti dellaccordo da lui firmato tra Nomisma e lUrss e che lo vedeva consulente dei sovietici e promotore di una scuola per manager.
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