da Roma
Auto bianche ferme, assemblee permanenti e forme di protesta più invasive, come le vetture a passo duomo nelle autostrade e blocchi agli aeroporti. Le lancette dellorologio sono tornate ai giorni immediatamente successivi allapprovazione della manovra e della relativa parziale liberalizzazione dei taxi contenuta nel pacchetto Bersani. La trattativa tra il governo e i sindacati del settore, che si era arenata completamente nella notte di giovedì, è ripresa ieri al termine di una giornata di disagi di poco inferiori a quelli di inizio mese. Nessuna intesa, per il momento. I tassisti hanno deciso di presentare un documento con le loro richieste.
Il tavolo vero e proprio è iniziato in serata, ma la trattativa è andata avanti tutta la giornata, in un alternarsi di bastoni e carote; concessioni (poche) e irrigidimenti di entrambe le parti. Per quanto riguarda il governo, la parte del cattivo è toccata al sottosegretario alla presidenza del consiglio Enrico Letta che al termine del Consiglio dei ministri di ieri mattina ha definito «inaccettabili» le proteste. Poi ha minacciato ritorsioni contro i tassisti in sciopero assicurando che il governo è pronto a prendere «tutte le decisioni che saranno necessarie a salvaguardare il diritto alla mobilità dei cittadini e gli obblighi di servizio pubblico». Sanzioni, quindi. Ma anche misure come quella prospettata dal ministro Francesco Rutelli e cioè la concessione di licenze temporanee per sostituire i tassisti in sciopero durante la stagione estiva.
Mosse che hanno lobiettivo di bloccare sul nascere la protesta e anticipare la linea dura che a inizio luglio era arrivata dopo tre giorni di disagi. Le aperture sono toccate al ministro delle Attività produttive Pierluigi Bersani, che ha riconvocato (con laiuto del prefetto di Roma Achille Serra) il tavolo, richiamando al ministero tutte le sigle.
Concessioni di sostanza, il governo ha fatto capire di non volerne fare molte. Lo stesso Bersani ha chiesto ai sindacati di tornare a confrontarsi a partire dai «punti di convergenza che comunque sono emersi» nelle trattative di questi giorni. Ma nessun passo indietro sulla questione cruciale e cioè quella della possibilità di associare a ogni licenza due taxi. Come unica apertura su questo fronte, il ministro ha prospettato lintroduzione della cosiddetta doppia targa come misura temporanea e sperimentale. Laltro argomento caldo è quello delle aste delle licenze che i tassisti rifiutano e che vorrebbero sostituire con dei concorsi pubblici.
A difesa della liberalizzazione è sceso in campo direttamente il premier Romano Prodi. In unintervista al Tg3, trasmessa mentre sindacati e governo erano ancora riuniti, il presidente del Consiglio ha annunciato che il governo andrà avanti anche senza accordo. «Quando si pensa a fare delle riforme - ha detto - è difficile non pensare che si possono avere delle categorie che si ribellano. Abbiamo preso decisioni su taxi, medicine e banche perché le riteniamo essenziali per svecchiare la società».
È quindi in corso un nuovo braccio di ferro tra i tassisti e il governo, che si fa forza della concezione prodiana di concertazione (prima si cerca un accordo e poi si decide) e di misure per reprimere le proteste (ieri la Commissione di garanzia ha rinnovato lallarme per le proteste riprese un po ovunque). Le auto bianche, dalla loro parte, hanno capacità di mobilitazione e tattiche di protesta che possono mettere in ginocchio il Paese. Ieri lassaggio.
A Roma i tassisti si sono concentrati in uno dei luoghi simbolo della protesta, il Circo Massimo e hanno minacciato di bloccare la città se il governo non farà concessioni. Sempre nella Capitale sono stati aggrediti due giornalisti. Per il resto, come di consueto, la protesta ha colpito in modo particolare gli aeroporti.
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