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«Produrre in Italia promuoverà le vendite»

«A questo punto, se qualcuno aveva preso in considerazione di portare in Italia un’attività produttiva, credo proprio che ci stia riflettendo seriamente. La frammentarietà degli interlocutori, denunciata da Sergio Marchionne, e soprattutto le posizioni diverse tra le varie sigle sindacali, non fanno altro che disincentivare i possibili investitori. Pensiamo al capitolo aperto su Termini Imerese...».
Stefano Aversa, presidente di AlixPartners, ha vissuto dal quartier generale londinese del gruppo specializzato in consulenze nel settore automotive, il lungo braccio di ferro tra Fiat, Uilm, Fim, Ugl e Fismic e l’accoppiata Fiom-Cobas su Pomigliano d’Arco. «Alla luce di quanto sta accadendo - aggiunge Aversa - ritengo che il progetto Fabbrica Italia della Fiat resti ancora in piedi. Si tratta, del resto, del tassello di quel grande puzzle che, quando ultimato, permetterà a Marchionne di raggiungere gli obiettivi ambiziosi presentati in aprile. In Italia, il Lingotto vuole raddoppiare la produzione investendo 20 miliardi, allo scopo di tornare ai livelli di diversi anni fa o, almeno, avvicinarsi a essi». Aversa spiega anche che «questo Paese è strategico per il gruppo automobilistico di Torino in virtù della quota di mercato intorno al 30%, mentre in Europa il peso dei marchi italiani veleggia sul 7%». «E poi - dice ancora l’osservatore - produrre in Italia è importante sia sotto il profilo dell’occupazione, ma anche per le vendite al pubblico. Più banalmente, dà l’immagine che fai muovere i soldi nel Paese dove risiedi. La mia conclusione è che Marchionne andrà avanti con il suo progetto, così come lo ha presentato alla comunità finanziaria in aprile».
Secondo il numero uno di AlixPartners la lezione che deriva dall’esito del referendum è che «i problemi sindacali non si risolvono una volta per tutte. I rapporti con i lavoratori da una parte e i sindacati dall’altra, si conquistano e si mantengono giorno dopo giorno, mese dopo mese e anno dopo anno».
Resta il nodo legato ai costi di produzione: realizzare un modello come la Panda in Campania costa 500-600 euro di più rispetto alla Polonia, dove tutt’ora questa vettura nasce. «La Panda è un’auto che ha tantissimo mercato in Italia, dove vanta un notevole appeal, e un buon mercato anche in Polonia - risponde Aversa -; trasferirla a Pomigliano avrebbe riconciliato (o riconcilierebbe) anche la Fiat con il Paese. Certo è che il gap rimane.

Ma la fabbrica campana ha tutte le caratteristiche per poter produrre un modello popolare e di elevati volumi come quello».

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