Lo stato dei conti Rivediamo rapidamente i conti e gli equilibrismi dell’analisi che per tutti fa il Sole24Ore che, con due ex direttori del Corriere della Sera in plancia, plaude al mietitor cortese ma non sa più che fare: i dubbi della politica, i nuovi equilibri. Non resta che dire: prima la sorpresa, poi le conferme. La strana analisi che presenta lascia intendere: si sapeva tutto fin da prima ma era opportuno non fidarsi dei conti disastrati avuti in eredità, soprattutto se non venivano guardati. Infatti anche il Professore li aveva definiti «gravissimi» e del resto, chi mai li guarda i conti? Solo qualche fissato...
La commissione La commissione di esperti insediata a fine maggio da Tommaso Padoa-Schioppa rilevava subito che le entrate di cassa del primo trimestre, per il venir meno delle sanatorie e altre una tantum di tremontiana memoria, delineava per il 2006 una prospettiva disastrosa in un contesto di crescita economica destinata a rimanere bassa. Infatti i movimenti di cassa dei primi tre mesi segnalavano un fabbisogno migliorato solo del 4% sul 2005. Pur ignorando i tre indicatori dell’incremento della produzione e dell’economia del trimestre segnalati dal professor Forte (aumento degli occupati, del consumi energetici e delle esportazioni) la commissione ricognitiva rilevava che le entrate di cassa dai primi quattro mesi non erano più disastrose ma soltanto discrete, però consigliava di non proiettarle per l’intero anno perché condizionate da versamenti straordinari. L’analista conferma che la relazione è dei primi di giugno, ma ignora del tutto anche i dati di cassa di maggio (che portavano il fabbisogno a un miglioramento del 20%, fissato poi a giugno a poi meno del 30%: un avanzo di 15 miliardi sullo stesso periodo del 2005). Non c’era il tempo per guardare i dati della ragioneria di Stato, per cui il governo si buttava a corpo morto ad inventare la stangata di luglio, riservando alle coop rosse alcuni delicati settori ma dimenticando di aggiornare il tanto vituperato Dpef berlusconiano. La relazione veniva esaminata dal governo soltanto ad autunno inoltrato, cioè a dicembre (sempre senza nemmeno guardare i conti dello Stato da aprile in poi).
I meriti del Polo I risultati sono questi. Il fabbisogno è calato di 25 miliardi a settembre (fonte: Relazione provvisionale di ottobre) per restare inalterato a dicembre (sempre 25 miliardi). Le entrate tributarie sono aumentate: di 16 miliardi nel primo trimestre, di 9 nel secondo e di altri 9 nel terzo e fanno 34 miliardi nei primi nove mesi. Ma a dicembre sono soltanto 36: l’aumento di soli 2 miliardi: è un sesto dei trimestri precedenti ed è l’effetto Visco-Bersani. Una seconda conferma del blocco imposto nel quarto trimestre viene pure dai dati del Pil: tralasciando per comodità i presunti debiti per la sentenza Ue sui rimborsi della Iva sulle auto e la copertura del deficit delle Ferrovie inseriti in ritardo nel bilancio 2007, il deficit sul Pil ordinario si ferma a 1,9. Si era fermato a settembre a 1,7 (fonte: Istat: 0,8 nel primo trimestre, 0,6 nel secondo e 0,3 nel terzo trimestre: fanno 1,7 a settembre), quindi nel quarto trimestre è aumentato solo di 0,2 punti: ossia un terzo della media dei primi nove mesi. La terza conferma è venuta venerdì con i segnali della produzione industriale, pure essa calata nel quarto trimestre rispetto alla media dei primi nove mesi. Tant’è vero che nessun analista governativo ha avuto il coraggio di commentarli. Cosa che faremo dopo aver anche verificato i primi dati di quest’anno.
La Finanziaria Ribadiamo i concetti. Lo sforzo impresso dal governo Berlusconi-Tremonti ha dato i frutti nei primi nove mesi perché il decreto Bersani di luglio, approvato a settembre, ha dato i suoi effetti solo a partire da ottobre.
E i risultati si sono visti; il merito delle maggiori entrate è dovuto soltanto ai tributi sui redditi del 2005 e sugli acconti del 2006 ma calcolati in percentuale sui redditi del 2005; le misure antievasione, che Visco misura adesso in 2,4 miliardi, non possono essere frutto di attività svolte nel terzo trimestre per la semplice ragione che, lo sanno tutti, le verifiche comportano i pagamenti quando va bene almeno un anno dopo, non un anno prima; che la tax compliance, calcolata da Visco in 9,8 miliardi, sia merito suo è una frottola colossale perché da gennaio a settembre i suoi decreti erano inefficaci: non c’erano ancora! E da ottobre a dicembre, quando si pagano gli acconti di novembre sui redditi e dell’Iva a dicembre, il maggior introito è stato di soli 2 miliardi: meno di quelle che il governo cita come «misure antievasione»! Da quale buco salta fuori la tax compliance, cioè versamenti volontari in più rispetto al dovuto fatti dai contribuenti evasori?Piergiorgio Picozzi
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