Venti alunni della prima elementare vittime della politica portata in classe. E non siamo nel '68. Ieri mattina, allo squillo della campanella, all'istituto comprensivo Montessori di San Giuliano Milanese una maestra, Oriana Trotta, ha deciso, espressamente in protesta rispetto a quanto da lei stessa inteso del discorso di Silvio Berlusconi sulla scuola sabato al congresso dei Cristiano riformisti, di non fare entrare in classe i suoi piccoli alunni, quelli della prima C. Altro che comode seggioline da tempi di riforma, quella che lo stesso Berlusconi con il suo governo ha avviato «proprio per restituire valore alla scuola pubblica e dignità a tutti gli insegnanti», come lo stesso premier ha voluto più volte rimarcare. I piccoli che sono capitati nel bel mezzo della «bufera» sono stati costretti ad accomodarsi sul freddo pavimento del corridoio per una bella oretta. Sono da poco passate le 9 quando, appresi i fatti, sulla scena della protesta irrompe Fiorella Avallone, il dirigente scolastico in carica. Spiega all'insegnante sul piede di guerra che quello non è esattamente il luogo adatto dove far sostare i piccoli. Ma nulla da fare. In aula non si va. Alle 9.30, invece, la Trotta sposta i bimbi, che con fiducia le famiglie ogni giorno le affidano, nella palestra della scuola. Scatta un'improvvisata «iniziativa autogestita». I piccoli devono leggere e commentare delle pagine. Intanto lei espone, a chi passa, le motivazioni del suo gesto. Dice: «Ho ritenuto che fosse necessario reagire subito, tempestivamente, senza aspettare sempre che siano i sindacati o comunque altri a difenderci. Ho spiegato tutto ad alcuni genitori e ho fatto il possibile per dare la massima visibilità alla mia indignazione. Con questo obiettivo mi sarei fermata nell’atrio, perché se siamo in un Paese dove c’è libertà di espressione, di parola, di opinione, perché non difendere la propria dignità professionale?». Nessun accenno, invece, all'uso dei piccoli per la sua personale protesta. Non fa nulla anche se il ministro Gelmini in persona aveva dichiarato molte ore prima: «Chi vuol leggere nelle parole del premier un attacco alla scuola pubblica è figlio dell'erronea contrapposizione tra scuola statale e paritaria. Per noi la scuola, sia statale sia paritaria, è un'istituzione pubblica, cioè al servizio dei cittadini». La Trotta dice: «Berlusconi deve smetterla di lanciare insinuazioni sulla scuola pubblica italiana». E rincara la dose: «Se tornassi indietro - assicura
- ripeterei il mio gesto». Intanto, anche a tutela dei diritti dei piccoli e anche, perchè no, di diversi genitori che erano completamente all'oscuro di quanto stava accadendo ai propri figli non essendone proprio stati informati, la dirigente scolastica ha fatto scattare un provvedimento disciplinare nei confronti dell'insegnante con voglia di protesta allargata.
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