di Marco Lombardo
«Dài ragazzi, a ottobre vi porto tutti a Tokio»: Marco ci contava, ma purtroppo il calendario della vita ha scelto un'altra destinazione. Tra noi di malati di hitech Marco Zamperini era un personaggio, ma raccontare chi fosse davvero a chi non vive il mondo virtuale risulta forse difficile. Sul suo profilo Twitter spiegava di essere il «Chief Innovation Officer» della NTT DATA Italia, cioè della sede italiana di un'azienda giapponese. Ma soprattutto diceva di essere «il padre orgoglioso di due bellisime figlie, un evangelista tecnologico, un pensatore olistico e un gentleman».
E soprattutto un «funky professor», il nick name che si era dato per raccontare la tecnologia, il soprannome per cui era - appunto - famoso tra noi. Marco teneva conferenze nelle quali diceva «sono il relatore meno autorevole della giornata» e così insegnava, davanti a una folla di giovani che impravano cose difficili con il sorriso sulle labbra. E Marco scriveva sul suo blog «io non sono di quelli che dice ve l'avevo detto però...» appena usciva una novità fantascientifica che lui aveva predeto. Appassionatamente, perché Marco Zamperini faceva questo mestiere strano, guardava nel futuro spesso azzeccandoci, ma con la curiosità di chi aveva ancora davanti un universo.
Noi, intanto, ci chiedevamo: «Ma che lavoro fa, Marco?». Lo vedevamo spesso alle presentazioni di smartphone, tablet e computer, sempre con gli occhialini sul naso, senpre con la battuta pronta, sempre con quella passione degli occhi. Quella passione che davanti a un telefonino - a noi un po' matti - ci fa sentire sempre bambini. Marco studiava e sorrideva, e mentre il mondo reale forse neanche lo conosveva, quello digitale invece attendeva le lezioni del funky professor per capire cosa ci sarebbe stato nella pagina dopo, quella che lui sapeva leggere. C'è tutto ancora sul suo blog, il funkyprofessor.blogspot.it, che è quasi un testamento. C'è pure il suo messaggio dello scorso 2 agosto: «Oggi è il mio compleanno! 1685 giorni fa ho rischiato di morire e, da quel momento, ogni giorno che passa lo vivo con passione e con gioia. La gioia di potere abbracciare il mio amore, di vedere crescere le mie figlie, di stare con i miei amici e con tutte le persone che incontro, che mi stupiscono e che mi incuriosiscono».
Si doveva andare a Tokio, insomma, fino a quando un giorno la gente l'ha conosciuto, perché un enorme chiesa si è riempita per lui e sul web, in poche ore, sono state raccolte decine di migliaia di euro per dare un segno alle «due bellissime figlie» di quanto lui fosse amato.
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