da Roma
Lattacco del giorno è contro la presenza fantasma di Silvio Berlusconi alla trasmissione Terra di approfondimento del Tg5 condotta da Tony Capuozzo. Una trasmissione a cui era stato invitato anche Romano Prodi e a cui il premier ha rinunciato dopo lalt dellAuthority e lennesima giornata segnata da infinite polemiche. Prodi non accenna al suo rifiuto a Capuozzo, ma è subito duro, prima dellora di pranzo, sullipotesi di partecipazione di Berlusconi: «Si tratterebbe di una gravissima violazione di una legge dello Stato, cioè quella sulla par condicio che ha evitato la sovraesposizione mediatica difendendo così la democrazia. Le leggi dello Stato sono fatte per essere osservate». Poi è partito un fuoco corale dallopposizione, che ha schierato anche quattro direttori di giornale per mostrare indignazione. Prima di partire per Torino, il leader dellUnione è tornato ancora sulla questione: «Attenti, attenti - ha scherzato con i giornalisti - state lontano perché io attento alla libertà di informazione». Poi, finalmente, in serata, ha motivato il suo «no» a Mediaset che ha innescato le polemiche di ieri e la decisione obbligata dell«o tutti e due o nessuno dei due»: «La libertà di espressione è la libertà di espressione - ha sentenziato il professore -. Da settembre avevo deciso come fare la campagna elettorale, e non la decido perché cè un palinsesto di una televisione e perché ci sono degli interessi per questo palinsesto. La campagna elettorale la decido io in libertà, in libertà, è un principio fondamentale quello della mia libertà».
Lironia contagia invece la segreteria dei Ds. Il coordinatore, Vannino Chiti, azzarda: «Circola voce che Berlusconi sabato andrebbe alla trasmissione La prova del cuoco e qualcuno mormora che domani farà le previsioni del tempo. A canale 5, essendo le reti Mediaset di sua proprietà, può fare e disfare a suo piacimento. Questo è il conflitto di interessi». È la parola ricorrente nelle dichiarazioni di ieri degli esponenti del centrosinistra. Un conflitto «che ha assunto un livello patologico - aggiunge Paolo Gentiloni, presidente della commissione di vigilanza Rai -. È lennesima prova della necessità di risolvere la questione con una legge chiara e liberale». I Verdi invocavano invece «loscuramento» della trasmissione: «In Gran Bretagna, di fronte a un analoga violazione - ha ricordato la senatrice Tana de Zulueta - lautorità competente ha oscurato la trasmissione. Chiediamo allauthority di utilizzare lo stesso metodo».
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