Una professoressa al Polo Sud: «Così porto la scienza ai ragazzi»

L’Antartide a Milano. Ieri era mezzogiorno nell’auditorium dell’università della Bicocca. La luce era uguale al riflesso presente nello schermo che collegava l’aula alla base italiana «Mario Zucchelli» sulla terra più fredda - anche meno ottanta gradi - ed estesa del globo terrestre. Polo Sud. Una volta è mezzo l’Europa. Ma là era mezzanotte per Mariacira Veneruso, lombarda, la prima professoressa polare. Dopo una selezione tra sessanta colleghi in tutto il Paese, è entrata nel progetto della Spes, la Scuola polare estiva per insegnanti, un’iniziativa finanziata dal programma nazionale di ricerche in Antartide. Cosa si vede? Ha paura? «Ghiaccio e luce. Ora è estate e il sole non tramonta mai. Ho paura dei grandi uccelli skua. Il rapporto con la natura è tutto diverso rispetto al mondo civilizzato. Comunque, state tranquilli ragazzi, perché oggi la minima è meno cinque e da quanto apprendo c’è meno freddo che a Milano».
Inizia così il dialogo via satellite tra la professoressa Veneruso e i suoi piccoli allievi presenti all’Auditorium, che non dimenticano di augurarle buon compleanno. L’insegnante dell’istituto comprensivo Como Rebbio è fasciata in una tuta. Nella stanza della base ci sono molte altre persone; attraverso i vetri si nota una distesa di rocce. E bianco. Solo bianco. Ha provato emozioni che in Italia non aveva mai sentito? «Sì. Il silenzio che vaga per spazi immensi è indescrivibile. Non siamo abituati a questo tipo d’assenza di suono sperduta nella vastità dell’orizzonte. Toglie il fiato». Il professor Roberto Bragagli e il professor Franco Ricci, seduti vicini a lei, e che invece di spedizioni alle spalle ne hanno più di una decina, aggiungono: «Vedrete, ragazzi, alla vostra professoressa verrà la nostalgia, come a noi. Il Polo Sud sembra solo bianco, ma non è vero. E’ la terra dei colori. Ad un certo punto del giorno diventa rosa e le aurore australi sfoggiano tinte che non hanno ancora nome».
Confermano dall’aula il professor Valter Maggi della Bicocca e il professor Carlo Ossola del museo nazionale dell’Antartide di Genova, ideatore della spedizione di Mariacira Veneruso, a cui ha sacrificato il suo posto per un po’ in Antartide, pur di inviare una docente di scuola media inferiore affinché al ritorno possa divulgare la «scienza» e la coscienza polare. Inizia nel 1985 l’avventura dell’Italia al Polo Sud, come ha spiegato il professor Giuseppe Orombelli, presidente del museo di Genova. E cosa c’è lì? Già, cosa si può trovare su quell’astronomica zattera congelata, divisa dal resto delle terre emerse a causa di una cortina di correnti che impediscono alle acque calde degli oceani di avvicinarsi?
Nella base italiana Zucchelli e nella base italo-francese Concordia, nata nel 2001, geologi, climatologi, astronomi, biologi lavorano 24 ore su 24 per «carotare» la lastra di ghiaccio che contiene la memoria del nostro pianeta almeno fino a un milione d’anni fa. Almeno. Impiegano giorni, su trattori che fanno al massimo dieci chilometri all’ora, per raccogliere le meteoriti che piovono dal cielo e che possono contenere il segreto della nascita del sistema solare.

La professoressa Veneruso fa parte anche di un progetto, collegato con tutti i ricercatori della terra, per rilevare la lunghezza dell’ombra del sole al Polo. E’ partita il 9 gennaio Mariacira Veneruso e tornerà alla fine di febbraio. Per portare «il mal di Polo» nelle scuole d’Italia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica