Profughi, arriva la prima ondata: la Lombardia prepara le caserme

Ed è arrivato il giorno dei chiarimenti. Oggi il ministero dell’Interno annuncerà alle Regioni quanti profughi dovranno accogliere a testa, quanti soldi riceveranno (o dovranno anticipare) per sostenere le spese di accoglienza, quali sono i siti prescelti per allestire i campi. E soprattutto quando arriveranno gli immigrati. Per ora si ragiona solo sulle ipotesi. In base a quanto annunciato la scorsa settimana, dovrebbero essere circa 10mila i libici in arrivo in Lombardia (mille ogni milione di abitanti).
Tra i siti più probabili - oggi si aspetta la conferma definitiva - ci sono l’ex caserma di Castano Primo, vicino a Malpensa, l’ex caserma di via Suzzani a Milano e l’ex arsenale di Pavia. In tutto, le tre strutture potrebbero accogliere 1.200 persone. Quindi basterebbero per far fronte alla prima fase dell’emergenza profughi. In seguito si vedrà. Si teme che il governo opti per allestire delle tendopoli, certamente meno costose delle altre strutture e più capienti.
La linea «lombarda» tuttavia è quella di utilizzare prima le ex caserme ed evitare di distribuire i profughi nelle strutture private, cioè alberghi e case famiglia gestite dagli ordini religiosi. Se poi la situazione dovesse degenerare, allora si ricorrerà anche a quello (la Caritas ha già individuato una trentina di posti letto in alcune casi di carità). Tra i siti individuati per ospitare i libici scappati dalla guerra ci sono anche l’ex colonia per bambini di Vendrogno, nel lecchese, e strutture a Lonate Pozzolo, Robecco sul Naviglio, Peschiera Borromeo e Bresso. Si tratta di strutture da sistemare da cima a fondo: vanno rifatti gli infissi e assicurate le condizioni igieniche minime. Idem nelle altre caserme, dove i bagni al momento sono pressoché impraticabili. I nodi da sciogliere sono tanti. Innanzitutto la Lombardia ha chiesto più volte di rivedere il numero dei profughi in arrivo a Milano e dintorni, poiché in regione vive già il 25% degli stranieri residenti in Italia e i posti liberi sono risicati. Quindi è giusto che altre regioni si sobbarchino gli arrivi più consistenti e si dotino di un Cie (centro di identificazione ed espulsione) per gestire i clandestini infiltrati tra i profughi. Punto numero due: bisogna chiarire chi coordinerà le operazioni di accoglienza. La Protezione civile è pronta a fare la propria parte e sarà affiancata dai volontari della Croce Rossa e dall’esercito. Tutto è pronto per «arredare» le ex caserme, per distribuire brandine e coperte e per gestire il vitto e i beni di primissima necessità. Ovviamente, oltre al cibo e a un letto, gli immigrati avranno bisogno di assistenza medica.
C’è un’unica certezza al momento: la Lombardia non vuole ripetere l’errore della Sicilia e della Puglia. «Sarebbe una pessima cosa - sostiene l’assessore lombardo alla Protezione civile Romano La Russa - allestire delle tendopoli. Temo che invece quest’idea stia prendendo piede al posto dell’ipotesi delle caserme.

Ecco, controllare le persone nelle tendopoli diventerebbe un’operazione difficile e molto più rischiosa anche per chi vive attorno alle tendopoli stesse. Tuttavia, se il ministro Maroni dovesse indicarci dei siti per allestirle, non potremmo tirarci indietro».

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