nostro inviato a Genova
Non è più di una parziale ammissione, quella di Alessandro Profumo. Ma, vista la situazione, basta e avanza per confermare che il gruppo Unicredit è di nuovo in marcia verso nuove aggregazioni. Non solo all’estero, dove l’interesse per un’operazione con Société Générale era già stato ammesso un mese fa. Ma anche in Italia, in direzione di Capitalia. Durante la conference call che ieri ha preceduto l’assemblea di bilancio in programma a Genova, Profumo ha affermato che nell’ambito della ricerca di opportunità strategiche di crescita, SocGen è una delle opzioni potenzialmente accrescitive. «Come sapete abbiamo avuto colloqui con un operatore, ma tra colloqui e negoziazioni c’è una differenza», ha poi aggiunto in assemblea. Mentre nella nota diffusa in precedenza sui risultati trimestrali si legge che «Unicredit guarda regolarmente ogni opzione che possa creare valore per i propri azionisti e anche Capitalia può avere queste caratteristiche».
Anche se «allo stato non vi sono progetti concreti». Nulla che sia mai arrivato nel cda. Impossibile far dire al numero uno del gruppo qualcosa di più, nemmeno nell’incontro con la stampa: «Non esiste una caratteristica di un certo target. Se ci capiterà un’opzione di crescita esterna, valuteremo se può creare valore per i nostri azionisti». E se sia meglio Roma o Parigi, Profumo non dice: «Impossibile rispondere». Nel frattempo però il gruppo milanese ha «colpito» anche in Spagna: si è ieri saputo dell’acquisto del 4% dello spagnolo Banco Sabadell «quarto gruppo bancario spagnolo con 73 miliardi di asset» ha detto Profumo, per 416 milioni. Si tratta di un investimento «unicamente finanziario, per consolidare la rete di rapporti di collaborazione già esistente». In ogni caso si tratta anche di un piede in Spagna, prima volta per il gruppo Unicredit. Lo ha detto lo stesso ad ai giornalisti: «Oggi abbiamo iniziato a entrare nel mercato spagnolo». Difficile invece crescere ancora in molti Paesi dell’Est: lo sviluppo in Polonia, Bulgaria e Croazia è impedito da ragioni di antitrust, ha spiegato Profumo. L’iperattività del gruppo è probabilmente stata alla base del forte calo del titolo in Borsa, che ha ceduto l’1,8% a 7,5 euro dopo che i risultati trimestrali avevano invece spinto il titolo, in apertura, oltre il record dei 7,7 euro: i primi tre mesi si sono chiusi con una crescita dell’utile netto del 29% a 1.780 milioni di euro, oltre le attese degli analisti, mentre il risultato di gestione ha registrato un progresso del 20% a 3.191 milioni. Il core Tier1 ha sfiorato il 6%, in crescita di 17 punti base rispetto a fine 2006 e il Roe si è attestato al 19,7%, dal 17% del primo trimestre dell’anno scorso. E Profumo ha commentato sia i dati, sia l’andamento in Borsa. Sui primi, visibilmente soddisfatto, ha confermato il piano industriale: «Non è previsto un aggiornamento degli obiettivi».
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