Progetti Il museo nella ex centrale di via Cenisio è ancora chiuso

Il museo dell’acqua è nella ex centrale dell’acquedotto di via Cenisio 39, in una palazzina d’epoca, costruita nel 1906.
Apre i battenti nelle occasioni speciali, convegni tematici, convention, campagne promozionali. E poi inesorabilmente richiude, perché, spiegano alla Metropolitana milanese che lo gestisce, «il museo è in attesa di un progetto definitivo che lo faccia apprezzare alla cittadinanza». Speriamo dunque rientri nei programmi di Expo, città d’acqua. Fino a un anno e mezzo fa anche le scolaresche potevano ammirarne spazi, tubature e pompe rimasti uguali nel tempo e i pannelli che ne ripercorrono la storia. L’acquedotto milanese è nato nel 1888 e questa di via Cenisio è stata una delle prime centrali. «Il sistema di raccolta delle acque che c’è qui in città è uno dei più moderni - racconta il direttore Carlo Carrettini - Milano, a differenza di Roma, ha sempre avuto pozzi, visto che è naturalmente dotata di una falda di acqua profonda, oligominerale». La centrale ha funzionato per un secolo tondo tondo, nel 1988 ha chiuso l’attività per riaprire poco dopo nella sua nuova veste di museo, ripartito su due piani. Il primo acquedotto pubblico è stato costruito piuttosto tardi rispetto alle altre città europee. Proprio perché non è stata costruita sulle rive di nessun grande fiume, Milano aveva sentito l'esigenza di far convergere verso di sé un'imponente rete di canali e navigli, che per secoli ne avevano determinato e caratterizzato l'aspetto.

Questi canali derivati da fiumi un tempo puliti, come l'Adda e il Ticino, costituivano una importante fonte di rifornimento d'acqua, sia per le industrie, sia per le operazioni domestiche a più intenso consumo come il lavaggio della biancheria.

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