Gianandrea Zagato
Gli occhi del mondo sono puntati sulle Three office towers. Le tre torri di Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind che cambieranno e ridaranno unaltra anima al quartiere della vecchia Fiera.
Progetto Citylife che per Milano e lExpo 1015 è un «biglietto da visita» perché «coniuga in sé e realizza lincontro tra culture diverse» dice Letizia Moratti: «Dà il senso di ciò che la nostra città è, ovvero una fusione di culture diverse che vivono in maniera armonica senza creare conflitto».
Ma, attenzione, avverte il sindaco «è un progetto complesso, quello di Citylife, dove ci saranno, comè nella natura di queste cose, evoluzioni in corso dopera ma che ha come cardine centrale il confronto e la sintesi di diverse culture, anche per il fatto che gli architetti che partecipano a questo progetto provengono da diverse parti del mondo e quindi da diverse culture». Messaggio inequivocabile: il progetto per lex Fiera può essere modificato ma deve però restare il suo «senso, lintegrazione e larmonia».
Certezza dettata ai cronisti anche dallarchitetto Daniel Libeskind: «Questo progetto si evolve, è un processo dinamico che lo rende reale e non solo sulla carta», con la possibilità di inserire modifiche nella misure del parco anche se non va però persa lidea generale. Già, va conservata annota larchitetto polacco famoso per il nuovo Ground Zero e il museo dellebraismo di Berlino: «Il progetto di City Life è legato alla tradizione ma è capace anche di dare un nuovo orizzonte».
E locchio corre al museo del design, «che parte come un quadrato e si trasforma alla sommità in un cerchio»: risposta visiva, «partendo dallevoluzione dinamica delluomo vitruviano», ad una domanda. «Mi sono chiesto come Leonardo da Vinci, lavrebbe disegnato questo museo» dice Libeskind e «mi sono risposto facendo ruotare su se stesso il quadrato esterno, facendolo salire verso lalto trasformato man mano in un cerchio».
Risultato che è quella «fusione tra passato e futuro» di un progetto non solo europeo ma mondiale»: «Ovunque nel mondo labbia mostrato ho visto risaltare nello sguardo delle persone la storia di Milano, le sue tradizioni e la sua voglia di cambiamento» assicura Libeskind, mentre il sindaco nello studio dellarchitetto al 19esimo piano di un grattacielo nel financial district di New York ammira il plastico del Three office towers.
Plastico che racchiude le anime della città, con il verde che si irradia e che raggiunge il centro della piazza dove si snodano vari spazi. Parco nei pressi di piazza Giulio Cesare «accessibile e permeabile alla gente» che si espande da via Berengario a piazza VI Febbraio sfiorando i padiglioni del polo. Immagine di una «celebrazione degli spazi aperti» ma pure «delle residenze pensate non solo per chi ci vivrà ma anche per creare qualcosa di sano, realmente sano ambientalmente».
E le critiche? Le proteste degli attuali residenti? Libeskind non le teme, «dobbiamo dare ascolto a tutti e integrare le idee migliori per un progetto che deve rispondere alla città nel suo insieme e avere una sua identità culturale». Come dire: «Non cè niente di più grande della democrazia» quando si crea «un luogo in cui la gente può incontrarsi, intrattenersi e vivere». Letizia Moratti «condivide»: «Il confronto e la partecipazione in fase di realizzazione sono condivisibili». E, poi, Milano è «un modello di ciò che una città dovrebbe essere», luogo di «un nuovo rinascimento» dicono allunisono Libeskind e Letizia Moratti. Visione di un identico «amore per Milano» che fa di Libeskind uno dei «testimonial di Milano per lExpo 2015».
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