Progetto Icarus: Carlo Rubbia va a caccia delle origini dell'universo

Inaugurato ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto nazionale di Fisica Nucleare l'esperimento Icarus ideato dallo scienziato italiano premio Nobel per la Fisica. «Con lo studio delle interazioni dei neutrini sveleremo i segreti della materia oscura», dice Rubbia.

«L'universo è ancora tutto da scoprire e grazie al progetto Icarus penetreremo più a fondo i segreti della materia oscura». Carlo Rubbia inaugura ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto nazionale di Fisica Nucleare, Infn, l'esperimento Icarus (Imaging Cosmic and Rare Underground Signals), ideato dal premio Nobel ed entrato in funzione il 27 maggio 2010. Icarus, spiega lo stesso Rubbia, permetterà di studiare «in modo innovativo ed originale le interazioni dovute ai neutrini, queste straordinarie particelle di fondamentale importanza per la conoscenza dell'Universo». I neutrini, prosegue lo scienziato, «non sono una semplice copia delle particelle elementari ma potrebbero essere la causa principale dell'esistenza della materia oscura, una delle più grandi scoperte degli ultimi anni». In sostanza si cerca di capire l'origine stessa dell'universo perchè, spiega il premio Nobel «la materia oscura ci indica che ciò di cui siamo fatti, la materia adronica generata all'istante della cosmogenesi, non è la forma principale della materia dell'universo che al 95 per cento è ancora da scoprire».
Icarus ha cominciato subito a registrare dati, catturando le tracce dei rari raggi cosmici che raggiungono le profondità del laboratorio, ma soprattutto gli eventi delle interazioni dei neutrini del fascio proveniente dal Cern (il centro dell'organizzazione europea per la ricerca nucleare) che attraversa la crosta terrestre per oltre 700 chilometri e viene infine intercettato dal rivelatore dell'esperimento sotto la montagna abruzzese. L'esperimento, rivelando i neutrini artificiali, che dal Cern raggiungono i Laboratori del Gran Sasso studierà il fenomeno dell'oscillazione del neutrino.
Scopo del progetto Icarus è anche quello di registrare un fenomeno mai osservato prima: il decadimento dei nucleoni (protoni e neutroni) che fino ad ora nessuno scienziato è riuscito a "fissare". Un progetto ambizioso che però è alla portata di Icarus, il più grande rivelatore ad argon liquido mai realizzato al mondo, che permette di disporre di immagini ad alta risoluzione degli eventi di interazione in tempo reale misurando le caratteristiche fisiche delle particelle prodotte negli eventi. Per costruirlo e metterlo in funzione ci sono voluti 20 anni di lavoro in ricerca e sviluppo che hanno prodotto una tecnologia unica nel suo genere. Al grande progetto collaborano fisici italiani, polacchi, americani e russi.


«Niente può sostituire l'osservazione diretta degli eventi, dove è possibile -dice Roberto Petronzio, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare- Icarus in questo senso, è un rivelatore che, per così dire, scatta delle foto ai neutrini con un livello altissimo di visualizzazione elettronica. In qualche modo, è una versione ultramoderna delle prime camere a bolle, quelle che servivano per studiare i raggi cosmici»

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