Proietti: prima l’avanspettacolo poi lo Stabile

Aspettando la conferma dai vertici del Teatro di Roma per la nomina a direttore artistico e/o consulente esterno, investitura ipotizzata la scorsa estate per bocca dello stesso Veltroni, Proietti «ritenda», ovvero torna a recitare sotto il tendone, concedendo a se stesso e ai 49 del suo staff (attori, ballerini, orchestrali e tecnici) un palco grande come una piazza d’armi. Quello del Gran Teatro, tensostruttura realizzata per i concerti rock e i musical da fanta-produzioni (Notre Dame de Paris, Pinocchio e Dracula) dove re Gigi debutterà, coreografato da Fabrizio Angelini e coadiuvato dalle figlie Susanna e Carlotta, con uno show omaggio all’incipriato varietà; scene di Alessandro Chiti e costumi di Alida Cappellini. Niente a che vedere con gli show allestiti sotto la tenda di piazza Mancini o di piazzale Clodio, dove alla fine degli anni ’70, tra salti e lazzi, Proietti sdoganò la formula del teatro popolare. Sulle tavole del Gran Teatro l’attore il 29 dicembre debutterà con di nuovo Buonasera. Emozionante omaggio all’avanspettacolo con contaminazione di stili e generi che la passata stagione registrò il tutto esaurito al Brancaccio. E che, per la gioia dei 60mila spettatori già prenotati al botteghino, tra qualche giorno riprenderà la scena. «Il mio lavoro va avanti - sorride il mattatore di A me gli occhi please, visibilmente provato dagli alterchi estivi, ma sempre pronto alla ripartenza -. Vicende lieti e tristi hanno scandito gli ultimi mesi perché, spiace dirlo, nella capitale fare teatro è un’impresa». «Poi - prosegue riferendosi alla questione del Brancaccio e ai presunti bisticci con Costanzo - non lo nego, per me è stata una sconfitta. Mi ci sono volute più di due settimane per metabolizzare il dolore. Ora? Sembra passato un secolo. Se guardo avanti mi sembra di essere tornato agli inizi della carriera». Il lupo perde il pelo ma non il vizio, insomma, e per la ripresa del suo spettacolo Proietti ha previsto qualche spostamento di scaletta, nuovi inserimenti e leggere limature al testo più un «a gentile richiesta» che nel finale lo trascinerà in un coinvolgente «a tu per tu» col pubblico.
«Abbiamo anche pensato di mettere due maxischermi di lato al palco, come succede nei concerti rock per favorire il pubblico delle ultime file. Ripeto, tornare a recitare sotto la tenda per me non è una sconfitta, ma un ritorno a casa. Abito a due passi da qui, sulla Cassia».

Sui progetti che lo vedrebbero in pole position per un posto da consulente tecnico al Teatro di Roma, infine, ammette: «Siamo realistici, il sindaco ha ben altri problemi cui pensare in questo momento e io non ho mai chiesto nomine, ma accetterei una collaborazione esterna, specialmente in vista del progetto di allargare l’egida sui teatri di periferia. Dirigere il Gran Teatro? Potrei farlo, a patto che si trovi il modo di restringere la platea a mille posti».

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