Cronaca locale

«Al pronto soccorso 1 su 4 è romeno»

«Al pronto soccorso? Su 40 infermieri, 10 sono romeni». Parola di Marian Grosu, 33 anni, lui stesso romeno di Tulcea, nei pressi del Mar Nero, da 5 anni in Italia, e oggi impiegato, con un contratto di somministrazione lavoro dell’agenzia Adecco presso l’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. E, in un italiano perfetto, aggiunge: «Anche mia moglie, Emilia Cioarec, è infermiera nella stessa struttura: in sala operatoria, però. Ci troviamo bene, anzi, benissimo. Peccato che i turni spesso non coincidano».
Perché siete venuti in Italia?
«In Romania non avevamo alcun futuro. A cavallo del 2000 lavoravo al pronto soccorso di uno degli ospedali più rinomati di Bucarest: il Policlinico Universitario. E guadagnavo, in media, 150 euro; mentre l’affitto del mio appartamento sfiorava i 100 euro. Per tirare avanti avrei dovuto scendere a compromessi e non era quello che volevo».
Tangenti?
«Diciamo mance. Nel mio Paese niente si fa per niente. Anche in ospedale. Per essere accuditi i malati devono pagare di tasca loro. C’è persino un tariffario, ovviamente ufficioso».
E quindi?
«Ho risposto a un annuncio capitatomi per caso: cercavano infermieri romeni da inserire in strutture sanitarie italiane; gli interessati dovevano presentarsi all’ora x, nel posto y».
Il solito metodo di reclutamento delle agenzie per il lavoro, insomma.
«Non esattamente. In quel caso si trattava di un intermediario privato che, a fronte di un compenso di mille euro, si impegnava a seguire le pratiche per il riconoscimento dei titoli di studio dei singoli candidati in Italia e trovare loro un primo impiego».
Com’è andata?
«Ci sono voluti due anni per completare l’intero iter ma, alla fine, ne è valsa la pena. Nel 2002 sono arrivato in Italia con un contratto, seppur a tempo, presso una clinica di riabilitazione neuro-motoria privata di Rimini».
Oggi quanto guadagna?
«Tra festivi, notturni e quant’altro arrivo anche a 1.600 euro netti al mese, 10 volte lo stipendio romeno. Da quest’anno, poi, posso pure sperare in un contratto di assunzione a tempo indeterminato. L’ingresso della Romania nell’Unione europea, infatti, mi ha aperto le porte ai concorsi nelle strutture pubbliche».
Tenterà la fortuna?
«Appena si presenterà l’occasione, certo.

Nel frattempo spero, già quest’anno di ottenere un contratto di assunzione a un anno direttamente con l’Asl di Torino».

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