La propaganda di regime: «Una congiura contro i Giochi»

Cnn e Bbc oscurate, siti e motori di ricerca bloccati. La verità del governo: sono i monaci a reprimere l’etnia Han

Vista da lontano sembra la vecchia fiaba del lupo che si sbrana l’agnello, ma intanto l’accusa d’avergli rubato l’acqua. I demiurghi della propaganda di Pechino sono arrivati puntuali e preparati all’appuntamento tibetano. Da venerdì le televisioni e i notiziari cinesi raccontano soltanto il terrore dei poveri immigrati di etnia Han ritrovatisi bersaglio delle orde tibetane. E davanti a quelle torme pronte ad attaccare la polizia a colpi di pietra, a bruciare i negozi cinesi e a linciare chiunque non parli la loro lingua ci sono sempre le tuniche dei monaci. Lo raccontano i commentatori, lo dimostrano le immagini capaci, grazie a sapienti e ritmati montaggi, di collegare ogni lancio di pietra, ogni alito di molotov, ogni rigurgito di violenza alla presenza dei poco raccomandabili fantasmi arancione.
Il messaggio ripetuto all’esasperazione conferma l’inconfutabile verità di una Cina vittima di una congiura internazionale organizzata con la complicità del Dalai Lama e dei suoi accoliti per sottrarle l’onore di ospitare le Olimpiadi. Per riuscire a convincere un miliardo e passa d’accondiscendenti sudditi, il “Grande Fratello” cinese, guidato dagli uomini del nuovo ministro della difesa Liang Guanglie, mescola i vecchi e sperimentati metodi della disinformazione comunista a quelli tipici del web e della comunicazione globale. Da sabato accedere a YouTube per scaricare o inserire un filmato dei disordini di Lhasa è impossibile, sui siti governativi fioriscono, in compenso, i racconti e-mail o i blog di ragazzi, donne e negozianti Han ansiosi di raccontare i loro giorni di paura in una città tenuta in scacco dalle folle tibetane.
Il grande salto nel mondo del vittimismo globale impone qualche rinuncia. I vecchi maoisti non avrebbero mai ammesso di aver perso il controllo di Lhasa. I nuovi “grandi fratelli” cinesi ci rinunciano volentieri per distruggere l’immagine del Dalai Lama, screditarlo agli occhi dell’intera nazione e costringerlo, di fatto, a rinunciare alla temuta arma del boicottaggio dei Giochi. Ovviamente la vecchia e sana censura non si ferma mai e diventa, grazie al controllo dei ripetitori satellitari, ancora più efficiente.
I notiziari locali raccontano un’unica storia, la Cnn e la Bbc non sono, invece, in grado di trasmetterne alcuna. Un repentino, quanto implacabile, oscuramento manda a nero gli schermi catodici non appena i bollettini internazionali incominciano a diramare immagini di Tibet, di Lhasa o del Dalai Lama.

E l’inguaribile curioso che tenti di arrivarci via internet non avrà miglior fortuna. Da sabato chiunque digiti “Tibet”, “Lhasa”, “demonstration” e “March 14” si scontra con motori di ricerca costantemente ed implacabilmente bloccati.

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