La proposta «Apriamo una scuola, le istituzioni ci aiutino»

La signora Gina Serapian ha 93 anni e da più di 60 trascorre la maggior parte della giornata nell’azienda che porta il suo cognome. Una vita per le pelli. Esotiche, come il coccodrillo, il pitone e lo struzzo. O più classiche, come il vitello, il cuoio e la nappa. Una tradizione quasi secolare quella dei Serapian, maestri nell’arte dell’alta pelletteria. Una tradizione che resiste a tutto. Persino alla poca voglia che i giovani hanno di fare lavori artigianali. Perché nella sede storica di Serapian, in via Iommelli, i giovani non mancano mai. Qui si organizzano infatti corsi e laboratori per futuri artigiani. «Veri e propri workshop, che apriamo agli studenti di scuole europee, regionali, o istituti di specializzazioni delle grandi aziende», spiega Ardavast Serapian, figlio di Gina e di Stefano, l’imprenditore milanese di origini armene che nel ’45 fondò l’azienda con la moglie. «L’idea è quella di aprire una vera scuola, ma per farlo ci vorrebbe l’aiuto delle istituzioni. E tanti fondi».
I ragazzi delle scuole di design o di moda arrivano qui per imparare sul campo le varie tecniche di taglio sulle pelli. Arte in cui i Serapian sono maestri. E poi si impara a cucire e a rifinire il pellame di borse, valigie, cinture, portafogli. I metodi sono diversi, e si trasmettono ai ragazzi come si faceva una volta a bottega. Ma nella sede milanese e nella filiale di Varese i dipendenti giovani sono tanti: il 60%. Il nipote 28enne della signora Gina, e tanti nuovi artigiani, come il 24enne Emanuele, e la 25enne Alessandra. Ma che questa sia un’azienda «sprint» lo si capisce anche dai progetti stilistici.

Prima si lavorava solo per i grandi marchi (come Cartier), «poi nel 2006 abbiamo lanciato la nostra griffe». Anche questa un vivaio di talenti: il direttore creativo, Bea Fontana, coordina un pool di giovani designer. E le ultime linee sono nate dalla collaborazione con nuovi stilisti come Albino e Jonatan Sanders.

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