«Il Comune e le associazioni di volontariato sono pronti e disponibili a fare corsi di formazione professionale e linguistica per i 400 profughi smistati a Pieve Emanuele, ma la burocrazia e le istituzioni bloccano un'operazione di buon senso. Lasciarli tutto il giorno senza fare nulla vuol dire lasciarli in balia della malavita». È questo l'appello che il consigliere regionale dell'Udc, Enrico Marcora, ha lanciato dopo la visita nel Comune di Pieve Emanuele, che ospita quattrocento profughi in arrivo da Lampedusa e accolti nel nostro paese per ragioni umanitarie.
«Si dovrebbe impiegarli in lavori socialmente utili per ammortizzare le spese sostenute dallo Stato e - ha sottolineato Marcora - tenere queste persone lontane dalle tenaglie delle mafie. In casi di emergenza come questo sarebbe anche opportuna una deroga alla normativa che vieta ai profughi di lavorare per i primi sei mesi».
Infine, il consigliere centrista sollecita l'impegno da parte del presidente di Regione Lombardia, Roberto Formigoni, affinché «coordini in maniera autorevole e responsabile l'emergenza e la sistemazione a lungo termine dei profughi, perché Pieve Emanuele non conosce né i tempi né i numeri della loro permanenza, la cittadinanza si sente abbandonata dopo le tante promesse disattese, tra cui quella dello smistamento dei profughi anche su altri Comuni».
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