Roma La riforma delle superiori è fatta. E ora il ministro Gelmini guarda avanti. E annuncia che il prossimo passo sarà la riforma del reclutamento dei professori e ladozione di un sistema di valutazione. «Il prossimo obiettivo è la riforma del reclutamento e ladozione di un sistema di valutazione come esiste in tutti i Paesi europei. Qualcosa - ha ricordato - si sta già facendo attraverso lInvalsi, che è unagenzia terza che somministra test alle scuole elementari, medie, superiori. Occorre avere un giudizio imparziale sulle performance dei nostri studenti. Serve però maggiore convinzione, e questo vale anche per luniversità».
Il ministro ha anche risposto ai sindacati, che chiedono al più presto un incontro per discutere sulle novità introdotte: «Credo che il ruolo dei sindacati sia da rispettare ma non possono essere i padroni della scuola. E invece quando si discute con loro sono più i distinguo che le adesioni. Ci deve essere, invece, più autonomia da parte dei singoli dirigenti e dei singoli insegnanti i quali in base al lavoro che svolgono devono essere valutati e poter poi avanzare nella carriera». Su questo punto il ministro ha chiarito: «La valutazione non deve essere vista come un elemento sanzionatorio ma come un elemento di trasparenza. Per questo stiamo pensando a un ddl o comunque a un provvedimento che metta a sistema ciò che già è stato fatto, ma compia qualche passo in avanti». E intanto il ministro rassicura sui contenuti della riforma rammaricandosi di non aver potuto, come sperava, ragionare con Bersani. «Nella riforma dei licei abbiamo individuato tre materie chiave: italiano, matematica e lingua straniera». Il riordino dellistruzione tecnica per il ministro «è una delle risposte più importanti alla crisi economica». «Oggi - ha spiegato Mariastella Gelmini, ospite di Oscar Giannino a Radio 24 - le aziende chiedono almeno 150mila profili tecnici che la scuola non riesce a sfornare. La riforma dellistruzione tecnica è stata elaborata in collaborazione col mondo della scuola, col mondo del lavoro ma anche assieme al ministro Sacconi con il quale abbiamo individuato sei azioni per rilanciare loccupabilità dei giovani e la prima di queste è propria quella di facilitare la transizione dalla scuola al lavoro. Si parla tanto di bamboccioni, ma questo stato di cose è spesso determinato dalla difficoltà di trovare un lavoro». Secondo il ministro «occorre che la scuola faccia autocritica e che proponga indirizzi coerenti con le richieste del mercato». Listruzione tecnico-professionale invece «va declinata sulla base non solo dei settori produttivi ma anche della geografia, perché i settori produttivi cambiano da provincia a provincia».
Il ministro ha ricordato che ogni anno vengono investiti in istruzione 43 miliardi di euro e che quindi è importante sapere come siano spese le risorse.
«Il prossimo passo? Cambiare la selezione dei prof»
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