La protesta Migliaia in piazza per dire «no» Morgillo contro Belsito

Migliaia di persone hanno partecipato ieri mattina a Sestri Ponente al corteo dei lavoratori Fincantieri. Al fianco degli operai sono scesi in piazza i commercianti del quartiere (presente in prima fila il presidente dell’Ascom Paolo Odone), gli studenti, e i dipendenti di altre aziende del ponente genovese, oltre a una cinquantina di tassisti e alcuni addetti alle ambulanze. Negozi chiusi per oltre tre ore. A testimoniare la vicinanza ai lavoratori anche esponenti delle istituzioni, tra cui i parlamentari Mario Tullo, Roberta Pinotti ed Enrico Musso, con il sindaco Marta Vincenzi, che è stata contestata a suon di fischi da un gruppo di manifestanti. In marcia anche il sottosegretario Francesco Belsito, vicepresidente di Fincantieri (il consigliere regionale Pdl, Luigi Morgillo, eccepisce: «Ma come? Belsito protesta contro se stesso? È un autogol»). Di «grande successo» ha parlato il segretario della Fiom Cgil, Francesco Grondona, secondo cui «chi ha intenzione di chiudere questo cantiere si renda conto di cosa vorrebbe dire per la città di Genova e per i lavoratori». Infine, l’annuncio di una pausa di riflessione: «Fino al 3 giugno non ci saranno altre iniziative: ci prendiamo un momento di tregua armata». Anche don Massimiliano Morelli, cappellano di Fincantieri, ha camminato a fianco dei «suoi» operai: «Ma siamo preti anche per gli impiegati e per i dirigenti». A distanza, è arrivata la solidarietà del cardinale Angelo Bagnasco: «Ho fiducia nella volontà dei responsabili di Fincantieri di affrontare in modo propositivo la situazione con i sindacati per individuare soluzioni che salvaguardino l’occupazione, le famiglie, i dipendenti».

Infine si registra la dura presa di posizione della Federazione dirigenti di aziende industriali: «Di fronte all’indegno proliferare di prese di posizione, di affermazioni prive di fondamento o di “ricette miracolose“ di soggetti che dimostrano di non avere la benché minima conoscenza di fatti arcinoti da almeno due anni, si finisce per banalizzare una situazione cui il management e l’amministratore delegato, insieme all’azienda tutta, stanno faticosamente cercando di porre rimedio».

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