Laura Verlicchi
da Milano
Lo sciopero va in passerella. Per tre ore, oggi pomeriggio, tutto il mondo che ruota intorno alle sfilate di moda, dalle modelle ai fotografi e ai truccatori, si ferma. Una protesta senza precedenti, indetta dallAssem - lAssociazione servizi Moda, che rappresenta i più importanti operatori italiani del settore - per denunciare la concorrenza sleale delle agenzie straniere.
«Vengono a lavorare in Italia - spiega il presidente Guido Dolci - dove non pagano neppure le tasse, quando invece noi per lavorare in Francia o negli Usa dobbiamo avere una licenza e iscriverci alla Camera di Commercio. Chiediamo che le stesse regole valgano anche per i nostri concorrenti stranieri».
Ma i nemici del made in Italy, per Dolci, non sono solo oltreconfine: «Mi riferisco a direttori e capiredattori di importanti periodici femminili, che sistematicamente fanno realizzare i servizi di moda allestero, preferibilmente a Parigi o a New York. Il che significa centinaia di migliaia di posti di lavoro persi per lItalia: non solo fotografi e modelle, ma anche registi e scenografi, parrucchiere e stiratrici».
Un salasso non indifferente: «Il giro daffari che ruota intorno alle sfilate e alla moda italiana si aggira sui 500 milioni lanno - continua Dolci - solo per quanto riguarda i servizi, dagli affitti delle sedi a tutto il minuzioso lavoro di squadra che garantisce il successo di una collezione. Un patrimonio sprecato in nome di unesterofilia tanto più ingiustificabile, se si pensa che gli stilisti di cui si presentano le creazioni - e che con le loro pubblicità sostengono i conti di queste riviste - sono italiani. Ma finiranno per essere gli ultimi, se si continua così, perchè non cè ricambio di nuovi talenti, visto che i giovani migliori sono costretti ad andare allestero».
Un problema che preoccupa anche la Camera nazionale della Moda: «Riteniamo improprio lo strumento dello sciopero - premette il presidente Mario Boselli - ma condividiamo i due obiettivi dellAssem. Esiste una lobby statunitense che ci insidia: tutti ricordiamo quando la direttrice di Vogue, Anna Wintour, insisteva perchè riducessimo a quattro giorni la durata delle sfilate milanesi. Occorre invece riportare in Italia la filiera dei servizi di moda, e nelle prossime riunioni sensibilizzeremo gli stilisti nostri associati su questa opportunità. Inoltre, siamo daccordo sul fatto che ci vogliono regole trasparenti e certe sia per le agenzie di modelle italiane che per quelle straniere che vengono in Italia.
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