Proteste nella maggioranza: «Troppe tasse e pochi tagli»

Insoddisfatti da Dini a Rifondazione. Nell’Unione infuria la polemica

da Roma

Grande la confusione sotto il cielo della prima Finanziaria del governo Prodi. Ma quasi niente va bene: fioccano critiche, anche all’interno della stessa maggioranza, che preludono a battaglie parlamentari dagli esiti incerti. Le stesse cifre diffuse l’altra notte da Visco e compagni sono state ieri passate al setaccio dai tecnici del ministero dell’Economia in vista della presentazione ufficiale che Prodi e Padoa-Schioppa terranno in una conferenza stampa oggi a Milano.
La manovra è da 33,4 miliardi (3,4 in più del previsto), ma la parte che desta maggiori perplessità è quella fiscale. Ciononostante il viceministro Vincenzo Visco dichiara di «non capire le polemiche». Se da parte della Cdl la manovra è già stata bollata come un «mostro» e opera di «macelleria sociale», l’ex premier Lamberto Dini ha ammesso che «nella Finanziaria ci sono troppe tasse e pochi tagli alla spesa pubblica». Secondo Dini, «Prodi ha incontrato difficoltà a causa dei ministri di sinistra e di estrema sinistra. Il risultato è una Finanziaria muscolosa, ma solo sul fronte dell’imposizione fiscale». Che ci sia stato sfoggio di muscoli forse soprattutto in Consiglio dei ministri è certo. Ma la soddisfazione della sinistra radicale è tutta da dimostrare, viste le critiche piovute dal leader verde, Alfonso Pecoraro Scanio. Anche il sottosegretario all’Economia, Alfonso Gianni, di Rifondazione, non appare molto soddisfatto. «Abbiamo ridotto il danno, perché poteva essere peggio di com’è. Non avendo voluto considerare la proposta di stabilizzare il debito, era ovvio che si andasse a parare su certe operazioni. Però è stato importante tenere le pensioni fuori dalla manovra». E importante, aggiunge, «sarà capire bene quanti soldi sono previsti per gli statali». La nuova articolazione delle aliquote Irpef, invece, non convince Gianni: «Credo che vada rimodulata, perché se lo scatto sopra i 75mila euro era preventivato, un prezzo da pagare al vincolo della riduzione del debito immediata, al di sotto dei 75mila euro si rischia di fare parecchio danno».
«C’è un riequilibrio rispetto alla tendenza degli anni scorsi», si accontenta il capo dei senatori di Prc, Giovanni Russo Spena, in attesa delle cifre finali. Il ministro Paolo Ferrero, che era in Consiglio dei ministri, racconta di aver votato a favore «perché siamo per far proseguire il governo Prodi. Ma sono rimaste aperte questioni assai rilevanti relative al pubblico impiego, alle pensioni, alle risorse per il piano casa e al fondo per i non autosufficienti. Dalla soluzione di questi nodi dipenderà il nostro giudizio complessivo sulla Finanziaria». Sospensione di giudizio che riguarda anche il maggiore dei sindacati, la Cgil: senza il sostanziale via libera di Epifani Rifondazione non darebbe il voto in Parlamento.
Ma se delusa in parte è la sinistra radicale, delusisissima è la sinistra riformista. «Siamo di fronte a una manovra pesante - dichiara il socialista Roberto Villetti - e manca una forte impronta riformista. L’aumento delle tasse è un alibi per rimandare certe riforme che pure erano state indicate nel Dpef con le quali creare uno Stato sociale più equo...». La Rosa nel Pugno lamenta anche la destinazione di poche risorse nel campo dell’istruzione e della ricerca, nonché «gravissimi errori dal punto di vista della comunicazione». Lanfranco Turci spiega: «Il combinato disposto di quel demenziale manifesto di Prc sui ricchi che piangono e la soglia della ricchezza stabilita a 75mila euro sono state un vero e proprio suicidio, per l’Unione... Ne esce l’immagine veteroclassista, dimenticando che i più poveri magari ormai votano soprattutto per Berlusconi...». «Perplesso» si dichiara anche il radicale Daniele Capezzone, visti la mancanza delle riforme «strutturali» e il «mirino puntato sui ceti medi».
Durissimi i giudizi della Cdl. Secondo il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, «il governo deve smetterla di raccontare favole e di mettere le mani nelle tasche degli italiani». Il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, parla di «Finanziaria mostro», fatta di «tasse e balzelli contro il ceto medio». L’ex sottosegretario Maurizio Sacconi ha contato «ben 58 misure rivolte a incrementare la pressione fiscale» e spiega che il risultato della manovra sarà «depressivo per l’economia».

Se An con Alemanno e Storace è pronta anche a scendere in piazza, la Lega è «preoccupata per il Nord». A Roberto Calderoli la palma dell’immagine più pregnante: «Si erano presentati come Robin Hood in campagna elettorale e oggi si rivelano: sono la Banda Bassotti».

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