La Provincia attacca il Comune

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Gianandrea Zagato

L’affaire Serravalle si arricchisce di un nuovo capitolo. A scriverlo è Luigi Arturo Bianchi, ordinario di diritto commerciale alla Bocconi, che è pure consulente della Provincia di Milano per il patto parasociale firmato tra Filippo Penati e Gabriele Albertini. Uno stimatissimo scienziato della dottrina e della legislazione commerciale che, dalle colonne di un settimanale, si è però lanciato in una dichiarazione contro il Comune e contro il sindaco. Bianchi dopo aver sostenuto che «il vero collante dei patti di sindacato è l’etica degli affari» ha ricordato che, quanto a intese mai rispettate, il primato spetta al primo cittadino di Milano, «il sindaco che dichiara di non sentirsi più vincolato a un accordo di lock up dopo averlo a lungo negoziato». Affermazione di non poco peso perché, come sanno gli investitori, il lock up è quella clausola che impegna i principali azionisti o investitori di una società a non vendere i titoli in proprio possesso per un periodo di tempo determinato. Giudizio di troppo, quindi, che non è stato certo gradito in Comune, dove si stava ricomponendo la frattura creata, nei mesi scorsi, dall’amministrazione provinciale. E dove - ricordava il presidente Penati, su queste colonne - c’è chi ha sempre brigato contro il patto.

Valutazione che, nei fatti, sembra però appartenere più all’entourage del diessino che a quello del sindaco del centrodestra.
L’unico vero soddisfatto è così il socio privato, Marcellino Gavio, che è sempre lì pronto a cavalcare la tigre e balzare al comando della Serravalle.

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