Gli sarà «nuovamente» spiegato che la soluzione è definitiva, che il Comune di Milano offre anche corsi ditaliano e di avviamento al lavoro. E che per le «promesse» sottoscritte da Filippo Penati, be possono chiederne conto «direttamente ed esclusivamente» al presidente della Provincia.
Anticipazione dellincontro di oggi tra lamministrazione comunale e i sessantasette sudanesi ospiti nel dormitorio di viale Ortles. Ma anche di quello con i novantotto eritrei occupanti i container di via Pucci e le ex docce comunali di via Anfossi oltreché con i sessanta etiopi occupanti altri container di via di Breme. Tutti dunque consapevoli che nel futuro cè una sola certezza: la soluzione è quella trovata e concretizzata da Palazzo Marino. Ma per la Provincia di Milano si tratta solo di «soluzioni provvisorie, temporanee». Il futuro? «Situazioni abitative ma vere, decenti e non container o spazi ricavati tra un water e laltro» osserva lassessore provinciale Francesca Corso che aspetta «con ansia» il 10 gennaio.
La Provincia tra otto giorni, secondo quanto sostenuto dal diessino Penati, ha garantito nuove soluzioni abitative. Quali? «Pensiamo ad aree di nostra proprietà dove poter realizzare centri di prima accoglienza, luoghi che evitino altre vie Lecco». Ma questipotesi firmata dallassessore ai Diritti dei cittadini non trova stanziamento nel bilancio di Palazzo Isimbardi e si rivolge soprattutto ai Comuni della Provincia, «è giusto che le amministrazioni governate dal centrosinistra si diano da fare e giochino fino in fondo la loro parte: sta a loro offrire contributi per una soluzione efficace e concreta». Richiamo ad un impegno che, in verità, quei Comuni come pure la Provincia ha disatteso nei mesi scorsi dopo lo sgombero dei rom dalla favela di via Capo Rizzuto. Allora, il presidente Penati promise di individuare unarea in provincia mentre lassessore Corso diede il via a un censimento «per progettare un campo modello».
La Provincia chiede aiuto ai Comuni di centrosinistra
Ha promesso ai rifugiati soluzioni abitative vere. Ora fa un appello ai sindaci «amici»
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