Cronaca locale

La Provincia fissa il costo del biglietto, ci ripensa e polemizza con se stessa: «Metropolitana per il polo troppo cara»

L’assessore provinciale ai Trasporti, Paolo Matteucci, ipotizzava che andare alla Fiera di Rho in metrò sarebbe costato due euro e trenta centesimi. Supposizione messa nero su bianco lo scorso luglio. Ma per fortuna dei milanesi sbagliata. Andare da Milano al Polo fieristico di Rho-Pero costerà due euro ovvero con un risparmio per ogni biglietto di quasi seicento vecchie lire rispetto alla valutazione del diessino Matteucci.
L’ha stabilito il Sitam, sistema integrato trasporti area milanese. Decisione che, quindi, dovrebbe essere maggiormente gradita anche a Palazzo Isimbardi. Eppure, l’assessore della Provincia di Milano si lancia in una filippica contro la nuova tariffa per raggiungere il Polo Fieristico e si schiera con i sindaci del centrosinistra, quelli di Rho e di Pero, che protestano per il caro-biglietto. «Hanno ragione quei sindaci» perché «una tariffa troppo cara non può che essere disincentivante per chi deve scegliere se utilizzare o meno la nuova tratta» ovvero «il rischio è di ritrovarsi con due chilometri in più di linea metropolitana e due nuove stazioni non utilizzati» afferma l’esponente diessino. Critica seguita dall’invito «ad affrontare con urgenza e in un’ottica di sistema» il problema delle tariffe dei trasporti.
Peccato che a stabilire le tariffe e quindi quei due euro per un biglietto sia anche la Provincia di Milano: «Le tariffe per raggiungere il Polo di Rho-Pero sono definite dalla normativa regionale e provinciale in vigore per il Sitam» fanno sapere dall’Atm che si limitano ad applicare la legge regionale 44/89 e la delibera provinciale 28048/2619/89 che istituisce «il sistema tariffario zonale per l’area provinciale». Tutto chiaro ma non per Matteucci che insiste e chiama in causa anche il Comune di Milano che, secondo normativa, non è responsabile delle scelte tariffarie: «Regione, Provincia e Comune devono rivedere quel sistema tariffario che, quindici anno dopo l’avvio della sperimentazione, non è più adeguato».

Uscita di chi, a un anno e mezzo dall’insediamento, non ha compreso che è proprio la Provincia a decidere se dare o meno la possibilità di «parità di trattamento agli utenti» .

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