La provincia scopre «l’acqua santa». Al sapor di Viagra

Finalmente un film ambientato in Irlanda che non parla solo dei problemi dei lavoratori. O lo fa di rimando con gusto della battuta, irriverente ma garbata, tipicamente britannico. È Holy Water, gioiellino nei cinema italiani da venerdì diretto da Tom Reeve. Poco importa se poi il film sia stato girato in Inghilterra, perché vieni catturato da una storia originale che mischia sesso e religione in modo scherzoso e non offensivo anche per un paese cattolico come il nostro. Non se la passano bene nel villaggio di Kilcoulin’s Leap. Si tira a campare visto che lì succede poco o nulla, le donne scarseggiano, gli anziani abbondano e l’unico momento di eccitazione è il concertino settimanale, nel pub, della band locale. Va bene vivacchiare ma i quattro componenti della band decidono che è giunta l’ora di dare una svolta alla loro vita, pianificando di rubare un camion che trasporta pastiglie di Viagra dal valore di 63 milioni di dollari, da piazzare ad Amsterdam. Ma non s’erano mai visti quattro lestofanti più imbranati di questi. Commettono un errore dietro l’altro, si scontrano con una sorta di tostissimo A-Team che arriva dagli USa per indagare sul furto, nascondono le casse all’interno di una fonte, una volta famosa per le sue proprietà curative perché ritenuta santa, collegata all’acquedotto che approvvigiona la cittadina. Indovinate cosa succede alle pastiglie, una volta a contatto con l’acqua? Come minimo, un «miracolo» riconducibile al titolo del film.
Si ride di gusto ma senza sprofondare nel volgare. In un certo senso, la commedia mantiene i ritmi delle Ealing Comedies che fiorirono a metà del secolo scorso o i toni di uno Svegliati Ned. Molto si deve ad un cast «Irish» di caratteristi che ti fa innamorare dei personaggi, con l’aggiunta di qualche innesto noto come la Linda Hamilton che impazzava in Terminator. Una curiosità legata al film è stata svelata, a Roma, dal regista Reeve: «La Pfizer, citata nel film, è un’azienda farmaceutica che vuole sia chiaro che i medicinali da lei prodotti sono per uso curativo e non ricreativo, come vengono usati nella commedia. Noi per spiegarlo abbiamo messo dei cartelli all’inizio e alla fine del film.

Le pillole usate nel film le ho comprate con regolare ricetta in farmacia, spendendo 2600 euro».
Intanto anche l’Italia s’interessa a Holy Water: «Stiamo vagliando l’ipotesi - rivelato il distributore di Mediterranea Productions, Angelo Bassi - di realizzare un remake italiano».

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