La Provincia vuole un terzo dell’Expo

Dopo l’invito di Formigoni, Palazzo Isimbardi pronto ad entrare nella società per acquistare le aree. L’assessore Squeri: «I soldi? Li troveremo dismettendo gli immobili oppure con i prestiti delle banche»

La Provincia è pronta a fare la sua parte nella società che il governatore Roberto Formigoni ha chiesto di poter creare per comperare le aree di Rho-Pero dove sorgeranno i padiglioni dell’Expo. Un modo per sbloccare la trattativa con i proprietari dei terreni che per gran parte appartengono alla Fondazione Fiera Milano e alla famiglia Cabassi. Palazzo Isimbardi, dopo l’invito della Regione a partecipare e il via libera dei soci all’assemblea di Expo spa, sta valutando l’ipotesi di entrare nella newco con una partecipazione del 33 per cento. Che, vista l’intenzione già manifestata dal Comune di far parte dell’iniziativa, significherebbe che le tre istituzioni (Regione, Comune e Provincia), si dovrebbero dividere alla pari il pacchetto.
Ad annunciare la disponibilità, l’assessore al Bilancio Luca Squeri ieri durante la riunione della Commissione di garanzia e controllo della Provincia. «Se fosse possibile - le sue parole - io proporrei che la Provincia partecipasse al 33 per cento». Il problema, ovviamente, sono i soldi da mettere, ma per poter finanziare l’operazione, Palazzo Isimbardi potrebbe anche considerare la dismissione di qualche proprietà immobiliare. La Provincia ha già attivato le procedure per far valutare la propria holding (Asam), un iter al momento rallentato da un ricorso al Tar. Dopo di che ci potranno essere le valutazioni su una possibile apertura a soggetti pubblici come la Cassa depositi e prestiti o le fondazioni bancarie. Squeri ha detto che bisogna fare «il più presto possibile», per il momento però sui tempi non ci sono certezze. L’amministratore delegato di Expo, Lucio Stanca, alla presentazione del masterplan al teatro Strehler aveva detto che l’accordo con i proprietari dell’area (Comune, Poste italiane, gruppo Cabassi e soprattutto Fondazione Fiera) si dovrebbe chiudere entro maggio. Al momento, però, non ci sarebbe ancora stata nessuna proposta di incontro con la Fondazione Fiera.
Immediate le critiche dell’opposizione. «Abbiamo appreso oggi dagli assessori Luca Squeri (Bilancio) e Silvia Garnero (Expo) - attacca il presidente della Commissione Garanzia e controllo Enrico Marcora (Udc) - che non c’è nessun vincolo di vendita tra i proprietari e la newco che dovrebbe acquistare i terreni. È stato presentato il masterplan, dando per scontato che l’area sarà disponibile: è come annunciare un matrimonio senza chiedere il consenso dell’altra parte». Resta poi da definire la partecipazione della Provincia alla società che dovrebbe comperare le aree. «Se entrare in Expo vuol dire vendere i gioielli di famiglia - ha aggiunto Marcora - mi piacerebbe capire se maggioranza e opposizione concordano su questa strategia. Inoltre ci chiediamo, se davvero la Provincia vorrà entrare nella nuova società con il 33 per cento, dove l’ente troverà le risorse dopo l’approvazione di un bilancio all’insegna dei tagli in tutte le politiche sociali».
«Il progetto originario - gli fa eco Luca Gandolfi, consigliere dell’Italia dei Valori e membro della commissione - è stato completamente stravolto. Allo stato attuale, manca un progetto di riqualificazione che sappia immaginare una Milano e un’area metropolitana più vivibili e più europee».


Intanto alla cerimonia inaugurale dell’Expo 2010 di Shangai, in programma domani, il governo sarà rappresentato dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, mentre da Milano è già partito l’ad di Expo spa Lucio Stanca.

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