la provocazione 2

Cosa non si fa per la visibilità. Anzi, per una legittimazione, di quelle che fanno tanto chic. Se poi chi la cerca è lui stesso l’emblema del chic, il gioco è fatto. Dovrebbe essere fatto: mica facile stare ai ritmi dei comici. Nel mondo della gente che piace la legittimazione la danno loro, gli autori di satira, gli attori. Uno su tutti, Maurizio Crozza. Che già aveva sdoganato il cerchiobottismo veltroniano del «ma anche». L’anno scorso era toccato a Bersani sfruttare il piedistallo della gag. «Uè ragazzi, siamo mica qui a...» era diventato un altro tormentone vincente. L’altra sera ci ha provato Diego Della Valle, ospite della prima puntata di Italialand - nuove attrazioni su La7 (share oltre il 10 per cento), con il solito Crozza mattatore che già aveva sfornato una serie di parodie. Un Bossi-Forrest Gump seduto sulla panchina dell’autobus di Via Padova, in attesa di Maroni che non arriva. Un Berlusconi che riscrive i dieci comandamenti (« Primo: non avrai altro zio all’infuori di Mubarak»). Un Bersani ricercatore del Cern che deve mettere insieme le correnti molecolari del Pd. L’ultimo bersaglio era l’amico Luca Cordero di Montezemolo, fondatore dell’«Italia dei carini». Si vedono sempre a «Cortina incontra», «Capri riflette», «Saint Tropez analizza», aveva ricamato Crozza. Mai che li trovi a Civitavecchia o a Varigotti. Così quando toccava a Della Valle, quello vero però, in carne e chioma fresca di fon, per Crozza è stato un gioco da ragazzi presentarlo: «È un grande imprenditore, è padrone di una squadra di calcio e gli piacciono molto le donne... Ma non è lui...». Della Valle sfoderava il suo sorriso migliore per mostrare di stare al gioco. Che si faceva sempre più faceto con Crozza nei panni di un Marzullo. «I suoi amici dicono che lei fa il paladino del made in Italy ma poi produce scarpe costosissime in Cina. Vogliamo sfatare questo mito e dire che le produce anche in Romania?». Oppure: «Lei nel suo manifesto ha attaccato gli imprenditori che hanno rapporti troppo stretti con i politici ed è amico di Mastella. Pagare una pagina per darsi del pirla è troppo?». Della Valle ridacchiava e tentava la difficile risalita con risposte serie e fluviali: «Mastella non è un amico, è un fratello per me. Ce ne sono un’infinità di politici contro cui puntare il dito prima di lui. Il mio messaggio? Ha colpito nel segno. Ho detto quello che pensano milioni di persone. Solo che io posso permettermi di comprare delle pagine di giornali (intanto Marzullo sbuffava, soffiando sui capelli incombenti). Io credo che imprenditori e operai amano il loro lavoro e non hanno perso il loro spirito. Bisogna rilanciare il Paese pensando al futuro e coniugando due concetti: competitività e solidarietà».

Marzullo allora tagliava corto: «Si faccia una domanda e si dia una risposta. Anzi, meglio di no. Gliela faccio io: lei si sente un indignado miliardario?».
E finalmente, anche per Della Valle, arrivava la buonanotte.

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