Emiliano Leonardi
Non vè dubbio che la Roma 2006/2007 sia double face. Perché in una settimana è stata capace di rifilare 7 gol in casa al Catania, poi di fare una figura barbina in Ucraina, perdendo quasi la faccia nel gelo di Donetsk e poi di risorgere nuovamente in campionato, impallinando quattro volte la Sampdoria, che non è in crisi come molti vorrebbero far credere. Così il 2-4 di Marassi griffato da tre dei quattro marcatori del turno precedente (Perrotta, Panucci e Totti) sta a significare che la squadra di Trigoria ha subìto oltre gli Urali un blackout momentaneo, uno di quegli «spegni la luce un attimo» che invece durano 90 minuti. E scopriamo che a Genova la Roma è stata travolgente, ha dominato in lungo e in largo lantagonista di turno e il suo capitano ha perfino incorniciato il blitz con un gol da antologia che va a fare il paio con quello realizzato da Ronaldinho sabato sera. Roba da leccarsi i baffi. Per questo vanno ringraziati Totti e la formazione di Spalletti, che riconciliano almeno i propri tifosi con una domenica altrimenti destinata al mero ricordo del malore di Silvio Berlusconi e alla spy-story legata a Putin. Quindi il commento del tecnico romanista cade a fagiolo, mentre cerchiamo nel gioco dei suoi uomini il modo migliore per cancellare calciopoli e quel che ne è seguito. «La squadra ha giocato un grandissimo primo tempo, mettendo la partita sul livello che le era più congeniale contro una formazione molto fisica come la Sampdoria. Siamo riusciti a far prevalere la tecnica e mi sembra che la squadra abbia vinto meritatamente offrendo un buono spettacolo». Uno a zero, Totti. Poi, dopo il pareggio di Volpi, ecco il campione del mondo Perrotta allopera e i gol diventano due. Senza dimenticare che Panucci, uscito di scena Lippi, comincia a risentire veramente il profumo di Nazionale e allora dopo la doppietta di sette giorni prima decide di mettere lo zampino pure nel terzo gol giallorosso. Poi Totti, il gladiatore di Porta Metronia e il pubblico doriano in piedi ad applaudire il sinistro al volo dellavversario più fischiato, ma anche il più temuto. Infine Flachi, che ridimensiona il gap su rigore a partita finita. Chissà come finirà questo campionato dai valori livellati, ma con tre formazioni pronte a darsi battaglia fino in fondo.
«Noi - ha detto Spalletti - non abbiamo fatto grandi acquisti, ma la mia formazione è forte. Ci sono altre squadre del nostro livello e, una, lInter, è superiore». Chissà se la sua è scaramanzia o constatazione dei fatti. Però basta un amen per spiegare meglio lesternazione: «Ad esempio, noi abbiamo provato a prendere Crespo, ma poi è andato a Milano. Dobbiamo fare anche queste considerazioni. Comunque la mia squadra è forte e la tengo così comè». Pure senza Aquilani, che sabato si è infortunato durante lallenamento. «Alberto è indispensabile per noi, adesso lo voglio salutare e ricordare». «Spalla» che coccola i suoi e che fa il pompiere: «Non ho avuto alcuno screzio con Mancini durante la gara. E non so perché Platini critichi Totti. Forse lo fa perché non lha mai osservato con continuità». Ma forse il francese non è lunico detrattore del numero dieci romano. Che invece non ce lha con «le roi», e gli dedica il quarto gol.
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