Cronaca locale

Pugni sul Tavolo per Malpensa: «Niente cattedrali nel deserto»

(...) Romano Prodi e i ministri competenti discuteranno l’allarme voli con il presidente della Regione, Roberto Formigoni, della Provincia, Filippo Penati, e con il sindaco, Letizia Moratti. «Non possiamo buttare via venti miliardi di investimenti» osserva senza voli pindarici Di Pietro.
Sarà perché arriva da Curno, provincia di Bergamo, e quindi ha bene in mente le conseguenze che un declassamento dell’aeroporto intercontinentale lombardo avrebbe (avrà) sulla vita e sull’economia della regione. C’è poi l’adesione al «partito del fare», quello che da tempo lo lega a Roberto Formigoni in un’alleanza trasversale. Spiega lui: «Non si guarda al partito di appartenenza ma al lavoro da far giungere in porto» e cioè realizzare strade, autostrade, ferrovie, insomma quel che manca da sempre in Lombardia e a Malpensa. I detrattori dell’hub usano proprio il deficit di collegamenti stradali e ferroviari come prova che l’aeroporto della Lombardia può tranquillamente essere abbandonato a se stesso. «C’è gente, anche nella mia coalizione, che passa il tempo a prendere la carta da bollo per dire che quest’opera non si può fare e quest’altra nemmeno» ammette il ministro delle Infrastrutture. Lo dimostrano le vicissitudini della Pedemontana e della direttissima Brescia Bergamo Milano, la BreBeMi, tanto per fare qualche esempio.
In molti sostengono che Malpensa è mal collegata e che questo è il suo principale handicap. Che cosa risponde?
«Molte infrastrutture le abbiamo realizzate, molte le stiamo realizzando insieme alla Regione con cui abbiamo fatto incontri e passi concreti come per la Pedemontana, la bretella di connessione con la Torino-Milano, i collegamenti con la Fiera. Abbiamo messo tanti soldi e ormai Malpensa è lì. Chiedersi adesso se fosse giusto mettere l’hub nel cuore della pianura padana è come chiedersi se fosse giusto costruire un ospedale che ormai esiste ed è una struttura di eccellenza. Non avrebbe senso chiudere né uno né l’altro».
Ha intenzione di affrontare la questione in Consiglio dei ministri per ottenere clausole di salvaguardia per Malpensa?
«In Consiglio dei ministri vedremo, ma il tavolo Milano è ancora più importante. La sua funzione in questo momento è più delicata, perché è un luogo di impegni vincolanti. Lì ribadirò ufficialmente gli impegni presi da ministro delle Infrastrutture».
Il tavolo Milano nelle ultime riunioni è sembrato poco di sostanza. Chiederà impegni vincolanti?
«Ribadirò che intendo mantenere il completamento dei collegamenti infrastrutturali utili per Malpensa. Ciò premesso, andrò a chiedere che cosa intendono fare gli altri perché non intendiamo costruire cattedrali nel deserto. Chiederò quali garanzie intendano dare. Discuteremo la questione Malpensa prescindendo dalla situazione di Alitalia o comunque valutando quel che c’è da fare a prescindere».
L’incontro tra Bossi e Prodi non ha portato grandi risultati. Le sembra realistico aspettarsi dal governo una difesa di Malpensa?
«Che cosa sia realistico sono abituato a valutarlo il giorno dopo. Le azioni per Malpensa sono in difesa del sistema Italia. L’aeroporto intercontinentale serve non solo alla Lombardia ma a tutto il Paese e va inquadrato con riferimento a ciò che può essere in futuro, soprattutto con l’inserimento nel corridoio cinque. Il mio impegno è fare in modo che il traffico aereo su Malpensa possa crescere ancora».
C’è chi propone di accogliere i rifiuti della Campania in cambio di garanzie sugli slot.
«Le due cose devono prescindere una dall’altra. Mi batterò affinché la funzionalità di Malpensa rimanga comunque. Un progetto del genere mi sembra offensivo per la Campania e per la Lombardia. Sarebbe un mercato dei buoi».
Come si può riuscire a mantenere le rotte intercontinentali?
«Immaginare la sorte di Malpensa legata agli slot è riduttivo. Quattro slot non si negano a nessuno, ma il problema è l’intermodalità perché dobbiamo evitare che l’eventuale dipartita comporti l’inutilizzazione di tutto il comporto. Serve l’interporto, un potenziamento delle Ferrovie Nord e dei collegamenti con la Svizzera, la Pedemontana. Gli slot poi vengono da soli. Già adesso ce ne sono in più, inutilizzati, che ci avanzano. Magari il problema si risolvesse così. Se fossi nella Regione Lombardia non mi accontenterei. L’aereo viene se trova un’economia che rende».
Come valuta il progetto Formigoni di una compagnia del Nord?
«Non lo so. Quando lo vedo funzionare vedo. Anche Volare era una compagnia del Nord ed è volata diritta dal giudice fallimentare. Di per sé non è né male né bene».


E una società mista Stato-Regione sul modello della Cal per le Autostrade lombarde?
«Non compete a me dirlo».

Commenti