Pulito e hi tech: ecco a voi il cimitero migliore d’Italia

Guido Mattioni

Sembrerebbe proprio una storia scritta per i primi di novembre, perdipiù sotto un cielo di Lombardia - così grigio quando è grigio, caro il mio Manzoni - che più che piovere sembra quasi piangere. E invece qui, di fronte a una distesa ordinata, quasi anglosassone, di crisantemi, 20mila dimore eterne e 12mila lampade votive, c’è anche spazio per un composto e orgoglioso sorriso. Perché la brava gente di Cesano Maderno, venti chilometri a nord di Milano, va giustamente fiera del fatto che il suo camposanto abbia ricevuto il massimo riconoscimento 2008 per il miglior Progetto innovativo. Lo ha stabilito il Sefit, l’associazione delle aziende funerarie.
Il premio si chiama «Fiori viola». E quindi è forse una fortuna, di certo non un caso, che sia arrivato proprio qui - Brianza operosa, profondo Nord - dove una scala appoggiata a un muro non è una minaccia, ma l’è lì per laurà, per lavorare; e dove un gatto nero è solo un felino sobrio, uno che «veste» in tinta unita. Così niente gesti scaramantici, niente battute, ma soltanto la sincera soddisfazione delle 35mila anime di questo paesone extralarge che altrove - metti Gorizia - sarebbe capoluogo. Un angolo d’Italia, spiega il sindaco Paolo Vaghi, orgoglioso di questa indimenticata pubblica virtù da comune rustico carducciano, «dove la gente conserva un forte culto dei defunti, con un’alta frequenza di visite tutto l’anno, a cadenza almeno settimanale».
Qui, in questo tempio degli affetti e del silenzio, a colpire su tutto sono l’ordine e il lindore. Che va dai cestini per la raccolta differenziata (secco e verde) alla scelta dei materiali; dalla cura per i fiori alla cablatura sotterranea per l’illuminazione e per i sistemi di vigilanza; dai bagni (uno ogni cento metri) alle dignitose lapidi, tutte uguali, di un verdissimo campo comune. «Quello che è stato però premiato dal Sefit - spiega Celestino Oltolini, presidente di Assp, la società privata che gestisce il cimitero versando al Comune un canone di 75mila euro annui e incassando il ricavato delle concessioni - è quello chiamato “Giardino delle Rimembranze”». Ovvero un accenno di collinetta con l’erba rasata come il green di un golf club e solcato da sei vialetti in cotto dall’andamento ondulato, altrettanti raggi che convergono a una fontana di sassi posta in cima.
«Non è solo un elemento decorativo, ma un’importante innovazione tecnologica per la dispersione delle ceneri - spiega Angelo Vertemati, responsabile delle sei persone che curano il camposanto -. Qui, in alternativa a un’aiuola riparata da un acero rosso canadese, i congiunti possono versare le polveri dei loro defunti negli zampilli d’acqua. Acqua ovviamente diversa rispetto a quella che zampilla negli altri momenti e che non finisce infatti come quella nelle tubature di scarico, ma in pozzi “perdenti” appositamente realizzati».
Al centro del cimitero, sotto una piattaforma di marmo ottagonale, una scala scende nel Famedio. Sì, ce n’è uno anche qui. Uno alla buona, brianzolo, senza spocchia o altisonanza, dove sul marmo o nel bronzo sono scritti i nomi che questa brava gente ha e avrà sempre nel cuore: gli ex sindaci, gli ex parroci, i partigiani e le suore Sacramentine che hanno tirato su all’asilo Ronzoni generazioni di cesanesi.

Tutti nomi di qui, meno quello sardissimo di Efisio Carta (1938-2005), comandante dei carabinieri. E poi rimasto qui, a capo della polizia locale, anche dopo la pensione, fino all’ultimo giorno. Perché è difficile dire addio a un paese dove resiste ancora la rustica virtù.

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