Pulivano le scritte anti-italiane: aggrediti a Genova dai no-global

GenovaIl cuore di Genova, la città vecchia, ferito un’altra volta. Dopo il triste primato di città italiana più veloce nell’oltraggiare i militari italiani uccisi a Kabul il 17 settembre scorso grazie al cartello «-6» affisso sulla porta della sede abusiva di un collettivo studentesco, ecco arrivare l’aggressione fisica degli stessi protagonisti di quel gesto pronti ad aggredire chi stava ripulendo il centro storico dalle scritte antimilitari. Ieri mattina si sono mossi il presidente del Municipio Aldo Siri, e un suo assessore, Milena Pizzolo, stufi di fare pressioni al sindaco perché facesse ripulire le scritte contro polizia e militari dai caruggi visto che il Comune, più volte sollecitato, non si è mosso in nessun senso.
In poche ore di lavoro una quarantina in tutto le frasi oltraggiose ripulite dai vicoli con pittura e solventi, fino all’arrivo davanti alla sede del collettivo Humpty Dumpty nella centrale via delle Fontane. Lì, a quel punto, il pennello dei due amministratori ha dovuto interrompere il lavoro perché, proprio mentre stavano cancellando la slogan «10, 100, 1000 Nassirya», i ragazzi del collettivo sono usciti dai locali (di proprietà dell’Università di Genova e occupati abusivamente da anni senza che l’Ateneo si sia mai rivalso su di loro), e hanno minacciato i due all’urlo di «Fascisti di merda, andatevene. Questa è casa nostra». Momenti concitati e, di fronte alla resistenza passiva dei due esponenti del Pdl, i pacifisti e anti violenti giovani del centro sociale non ci hanno pensato due volte, attaccando: «Hanno cominciato a spingerci con forza dal marciapiede verso la strada - raccontano - e uno di loro ha preso i nostri secchi di vernice rovesciandoceli addosso e dicendo che eravamo noi a sporcare i muri cancellando quelle scritte». Attimi di tensione finiti grazie all’intervento della polizia municipale.


Violenza verbale unita a quella fisica che aveva già contraddistinto i ragazzi dell’Humpty Dumpty che lo scorso giugno avevano anche disturbato una processione religiosa del quartiere la cui colpa era di transitare proprio davanti alla loro sede. Ora le vittime dell’aggressione attendono almeno la solidarietà del sindaco e una dura presa di posizione del rettore.

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