Gianandrea Zagato
«Non si lascia morire un cristiano. Belve, sono delle belve».
Lei, Roberto Cifarelli, sa chi sono? Li conosce?
«Non lo so. Voglio naturalmente sapere chi era con lei in quel bilocale al terzo piano del civico 83 di Porta Ticinese di proprietà di Piero Rattazzo, chi lha mbriacata di cocaina e lha abbandonata quando Concetta stava male. È dalla mezzanotte del 15 maggio - da quando il tabaccaio Angelo ha scoperto il cadavere e brutalmente rivelato che Concetta era morta -, è da allora che reclamo verità perché di lei ero davvero innamorato anche se me ne aveva fatte di cotte e crude».
Qualche problema con droghe e dintorni?
«So che nel suo passato cè stata anche la cocaina, che con lex marito ne aveva fatto uso come lei stessa mi raccontava. Ma da quando stavamo insieme, da quasi cinque anni, Concetta non sapeva più che fosse: altrimenti? Be, lavrei sbattuta in mezzo a una strada. Sa, soffriva di depressione cronica e aveva un solo vizio: sperperare euro su euro alle slot machine nei bar del quartiere. Vizio che accompagnava con la quotidiana visitina serale al Bar Rattazzo».
Anche la sera del 14 maggio, quando aveva partecipato al festino a base di cocaina, alcol e sesso, Concetta aveva compiuto la visita al Bar Rattazzo?
«Sì, cera una festa elettorale con Dario Fo, Davide Tinelli e altri compagni del Piero Rattazzo. E Concetta era lì a divertirsi e a fare quattro chiacchiere insieme alla francesina, amica conosciuta in quel bar».
È lì a tavolino che nasce la decisione del festino?
«Come faccio a saperlo. So soltanto che quella sera a me racconta che dorme da mia madre e che a mia madre racconta che dorme da me. Bugie per andarsene al festino in quel bilocale che si trova sullo stesso pianerottolo dove vive mia madre e dove, mi è stato poi riferito, le luci erano accese».
Qualcuno aspettava Concetta?
«Le conclusioni si tirano da sole. Qualcuno deve dire la verità, tutta e fino in fondo».
Restiamo ai fatti. Quale fu la sua reazione quando scoprì che Concetta aveva raccontato una bugia a lei e a sua madre?
«Alle quattordici di lunedì 15 maggio la chiamai sul cellulare: squillava libero. Idem unora dopo. Pensai che, come accaduto in passato, Concetta fosse andata dalle sue sorelle e che alla sera sarebbe poi tornata indietro».
Spariva spesso?
«Magari dopo qualche discussione e sempre per lo stesso motivo: il vizio di sperperare i soldi nelle slot machine. Soldi che qualche volta sottraeva dai nostri risparmi domestici, sa Concetta lavorava saltuariamente come donna di servizio e proprio per questo, una ventina di giorni prima della morte, Rattazzo le aveva chiesto di ripulire quellappartamento arredato a puntino che voleva riaffittare e che fino a un anno prima era abitato dal tabaccaio Angelo e dalla sua famiglia».
Ma, scusi, è lo stesso tabaccaio che ne ha scoperto il cadavere?
«Sì, dice che aveva le chiavi della casa anche se non ci viveva più.
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