Ma quale cultura? Festa all’insegna dello «struscio» con birra e panini

Massimo Malpica

La Notte bianca? È un po’ come il presepe di «Natale in casa Cupiello»: deve per forza piacere a tutti. E a molti piace: il trapianto del modello da Parigi all’Italia ha funzionato, e non soltanto a Roma. Nella capitale, però, Veltroni rivendica di aver copiato per primo e meglio l’evento sotto le stelle ideato nel 2002 nella Ville Lumière. Bisogna riconoscere le difficoltà logistiche che comportano la trasformazione in palcoscenico di una metropoli come Roma, il fitto calendario di eventi, il piano straordinario di trasporti e la gestione della sicurezza di un happening di massa alla luce della luna. Ma gli ostacoli affrontati (e non sempre risolti, come dimostrano la metro in tilt, i molti musei chiusi e il flop dello shopping day) non rendono indimenticabile un appuntamento. E il sindaco, che lo sa, dà i numeri. Sabato sera, all’inizio delle manifestazioni, il Campidoglio diffonde un dato sulle presenze della Notte bianca con tempismo impeccabile: «Siamo due milioni e mezzo». Una cifra ottenuta da una specie di proiezione basata su un campione di duemila anime, non proprio il massimo dell’attendibilità. Non essendoci nessuno per smentirla, l’oceanica partecipazione diventa verità ufficiale. Così come, con lo stesso incerto criterio empirico, viene attestato, certificato, vidimato il profilo «alto» della manifestazione: «Si è sfatato il luogo comune che vuole gli italiani come un popolo da “Isola dei famosi” - detta Walter - mentre invece sono stati in grado di partecipare in massa a tutti gli eventi culturali promossi, anche quelli più complicati». Un popolo non bue, insomma, si è ordinatamente messo in fila per fare ripetizioni serali di arte e cultura. Peccato però che i conti non tornino. Dai pur ottimistici bollettini-presenza diramati dal Campidoglio, infatti, apprendiamo che 40-50mila persone hanno assistito alle varie performance in piazza del Campidoglio (soprendentemente capiente). Aggiungiamoci i 70mila visitatori segnalati al Bioparco. Sommiamo altri 6mila spettatori per il concerto rock al Globe Theatre, 2mila al parco di Centocelle, 5mila alla «terza inaugurazione» dell’Ara Pacis. Allarghiamo le presenze con una stima un po’ alla capitolina anche per Colosseo, Valle Giulia, per la Coppa del Mondo al Vittoriano, per gli acrobati a piazza del Popolo e per gli altri musei, diciamo 80mila persone. E chiudiamo con i 20mila fortunati che hanno visto sorgere il sole con Vinicio Capossela (davvero sontuoso il suo concerto all’alba, al Pincio). Con questa stima largamente in eccesso, e pur senza considerare che probabilmente molti hanno assistito a più di un evento, non si arriva a duecentocinquantamila presenze. Meno del 10 per cento dei «nottambuli» dichiarati dal Campidoglio sono attratti dagli «eventi culturali».

Con buona pace di Veltroni, la massa tira tardi per le strade di Roma in una sorta di maxisagra metropolitana, tra birre e panini, consumando la notte lungo via dei Fori Imperiali e cantando slogan da stadio e da caserma in piazza di Spagna. Mille miglia lontano dall’immagine ufficiale che della kermesse, con un pizzico di ipocrisia, vuol dare il Campidoglio.

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