Letteratura

Ma quali ingerenze. A Torino sono infuriati per la brutta figura

Imbarazzo per la vicenda del Salone. Biino, Circolo lettori: "Nessuna pressione politica"

Ma quali ingerenze. A Torino sono infuriati per la brutta figura

La procedura per scegliere il nuovo Direttore del Salone del libro di Torino riparte da capo, a giugno pare non ci sarà più un comitato ma solo i tre interlocutori istituzionali a dire direttamente la loro: Il presidente della Regione Alberto Cirio, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e il presidente dell'associazione «Torino, la Città del Libro» (Proprietaria del marchio del Salone), ovvero Silvio Viale. Di certo quella che si registra al momento è una situazione di stallo in cui chiunque venga anche solo menzionato come possibile direttore tende a smentire al volo ogni volontà di concorrere come ha fatto ieri sulle pagine de La Stampa lo scrittore Paolo Di Paolo che ha parlato chiaro e tondo di «gioco al massacro».

Rumors torinesi danno anche come in bilico la posizione di Giulio Biino il presidente del Circolo dei lettori e coordinatore del comitato direttivo del salone. Sua la mediazione che aveva portato al nome di Giordano e l'azionista unico del Circolo dei lettori è la Regione che ovviamente avrebbe fatto a meno di quest politicadssa dèbâclè. Biino dice al Giornale: «L'interlocuzione con il ministro è stata un fatto assolutamente normale, non c'è stata nessuna pressione. Che un Ministro della cultura non possa avere un'idea sul Comitato editoriale del Salone e non possa trasmetterla insomma... mi sembra una follia. Quanto al Comitato per ora non è stato sciolto. Per scioglierlo dovranno essere revocate le delibere che lo istituiscono». Anche al comune di Torino non si nasconde l'imbarazzo anche perché la Regione e l'amministrazione cittadina sin qui erano riuscite a mostrare una certa dose di concordia istituzionale.

Quanto al Mibact, che non è nel board che gestisce direttamente il Salone, non ha voce in capitolo nelle nomine, ma fornisce comunque un consistente finanziamento attraverso il Centro per il libro e la lettura, si è trovato tirato per i capelli in una vicenda in cui non aveva possibilità di ingerenza, al massimo di dare dei suggerimenti. Suggerimenti che all'epoca di Franceschini non pare creassero problemi a nessuno, per quanto si può capire da chi si è mosso a lungo nell'ambiente del Salone. Sul caso, tornando al ministero, si esprime con Il Giornale il consigliere del ministro Sangiuliano, Francesco Giubilei. Si limita a notare relativamente all'indicazione e al gran rifiuto di Paolo Giordano: «Sarebbe stato opportuno convocare i candidati e fargli esporre un progetto. Quali sono le comprovate esperienze di organizzazione culturale di Giordano, posto che si richiedono anche capacità manageriali?».

Non è dato di saperlo e ormai probabilmente non serve, se ne riparlerà nei prossimi mesi. E intanto in città il malumore è palpabile e lo ha espresso con chiarezza persino Confesercenti: «Il Salone del libro è un patrimonio di tutti e salvaguardarlo è compito delle istituzioni: ci aspettiamo dal sindaco Lo Russo e dal presidente Cirio uno scatto di orgoglio che lo sottragga ai tentativi di appropriazione e alle logiche di appartenenza».

E questo è un auspicio che dovrebbe essere accolto da tutti, visto che il Salone è una vetrina della cultura e ora in vetrina non c'è niente di bello.

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