Quando ci si ammala dentro l’ospedale

Francesco Guzzardi

Potrebbe essere il colmo ma è la verità: un italiano su dieci che si ricovera in ospedale perché bisognoso di cure, dopo due giorni di ricovero, ha contratto una infezione ospedaliera che spesso si risolve con la somministrazione di una massiccia dose di antibiotici all'avanguardia, ma altrettanto spesso, la soluzione del problema diventa drammatico. «Le infezioni ospedaliere, sono una triste ma reale piaga degli ospedali italiani e da questo triste quadro, non si salva nemmeno l'Ospedale S. Martino di Genova». Lo afferma Matteo Bassetti, 35 anni, dirigente sanitario della clinica delle malattie infettive di S. Martino e figlio dell'indimenticabile Dante Bassetti, per anni stimato primario della stessa. «Le infezioni ospedaliere - continua Bassetti-, sono quelle infezioni che si prendono solamente per causa di ricovero ospedaliero e si manifestano dopo due giorni dal ricovero». Le percentuali comunicate dall’organizzazione mondiale della sanità sono preoccupanti: in base al Paese, queste variano tra il 5 e il 10 per cento. «Queste infezioni possono colpire varie parti del corpo: polmoni, le vie urinarie o una ferita che ci hanno medicato e i cateteri, per esempio, possono essere una delle cause principali infatti, i germi possono passare tranquillamente dall'oggetto al paziente». I batteri che colpiscono l'organismo sono molteplici ma il problema più grande, in questi casi, è che si tratta di batteri detti resistenti, ovvero batteri che resistono ai normali antibiotici e che per debellare, bisogna usare farmaci di ultima generazione ma che, purtroppo, sono sempre meno disponibili.
Come combattere queste infezioni?. «Il problema si può ridurre ma non eliminare, ad esempio una maggiore profilassi medica durante gli interventi chirurgici, oppure fare la cosa più semplice di questa terra; effettuare un continuo e accurato lavaggio delle mani da parte del personale medico e infermieristico ma anche dei visitatori, che dovrebbero lavarsele prima di entrare in ospedale e, a visita conclusa, quando si esce da esso». State compiendo studi a proposito? «Nel nostro reparto, teniamo sempre sotto controllo la situazione con un metodico e perfetto monitoraggio di prevenzione,negli altri reparti abbiamo attuato, e continueremo a farlo, campagne informative e di sensibilizzazione e gli ultimi risultati, dicono che S. Martino è allineato alla maggioranza degli ospedali italiani, le percentuali oscillano tra 6 e il 7%».

Possiamo quindi affermare che, pur rimanendo in linea con quasi tutti gli ospedali italiani, la verità resta allarmante: «Anche a S. Martino esiste la possibilità di essere ricoverato per una patologia "x" - conclude malinconicamente Bassetti- e ritrovarti con una infezione ospedaliera».

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