Quando esserci vale più di una medaglia

C’è un’Italia in lotta per una medaglia, anche se voi in tv non la vedete. Si contano ori, argenti e bronzi come se piovesse e la specialità è unica: esserci. Raccontava una volta un collega (per evitare equivoci: non di questo giornale) la dura vita dei capo spedizione alle Olimpiadi quando si tratta di assegnare i compiti, pardon gli articoli, agli inviati sul posto: ogni mattina la stessa vitaccia. Voi direte: ognuno ha la sua competenza. Certo, di solito. Poi accade invece in queste occasioni che i giornalisti presenti si trasformino in pentathleti dopo essersi studiati con estrema attenzione il programma di giornata. Dunque ecco l’inviato di ciclismo che improvvisamente scopre una passione insana per il dressage, mentre quello che conosce tutto dell’atletica improvvisamente impazzisce per carabine e archi, ben sapendo di poter tornare in sala stampa con la medaglia al collo da far luccicare sotto gli occhi del collega che aveva puntato tutto sui tuffi per rimanere con le polveri bagnate.

Per cui ecco appunto il duro lavoro degli uomini al comando, Manuale Cencelli alla mano per evitare le accuse di voler favorire il collega della scrivania accanto nella corsa all’oro. Poi, a medagliere completato, di solito le acque si chetano. Ma non vi preoccupate: si stanno già allenando per il 2012.

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