O ttima occasione al grattacielo Pirelli per rivedere le «donne» di Gio Ponti, geniale architetto nato a Milano nel 1891 e a Milano scomparso nel 1979. È «Trentunesimo Ponti», uno degli eventi con cui i migliori espositori del Salone internazionale della casa - in questo caso Richard Ginori - si affacciano in città per un «fuori Macef» sul modello del «FuoriSalone del Mobile». A parlar delle donne di Ponti non si fa gossip, ma arte: erano infatti otto «donzelle»(come le chiamava lui), da riprodurre a decoro di quella «porcellana pura» che ha 270 anni di tradizione, create dall'artista nel periodo dal 1923 al 1930, in cui fu direttore artistico alla manifattura ceramica di Doccia.
L'unione delle firme Ponti-Ginori segnò l'inizio della collaborazione tra arte e industria in Italia e forse, sostengono alcuni, la nascita del design italiano. Fu l'artista milanese, ai tempi agli inizi della sua attività, a spingere per una diffusione di massa di pezzi fatti a mano. Con Ginori, Ponti inventò un linguaggio produttivo che per la prima volta unì creatività, modernità e italianità, con una lungimiranza imprenditoriale che interpreta l'intero spirito di un'epoca, quello della Milano anni Venti. Ponti inviava a Doccia per posta un numero enorme di disegni, da cui nacquero le serie «Venatoria» e «La conversazione classica». Pezzi di straordinario successo, prima alternativa al gusto tipicamente regionalistico per la ceramica, pluripremiati e presenti più volte alla Biennale.
Ecco perché quelle otto donne furono così importanti. Agata, Apollonia, Balbina, Emerenziana, Domitilla, Donatella, Fabrizia e Leonia ammiccavano da inimitabili maioliche decò, esponendo i loro corpi nudi su architetture classiche o rinascimentali. Chi salirà in cima al Pirellone fino al 18 gennaio potrà ammirare «Domitilla», venere giunonica, adagiata su un'eccezionale parete di oltre 80 piatti decorati a mano, in una mostra monografica che prevede anche le gigantografie dei decori pontiani e immagini fotografiche tratte dall'archivio storico del museo Ginori che si alternano in modo spettacolare a video che documentano il know how, la storia, l'arte della Manifattura di Sesto Fiorentino.
I passi per portare il Macef in città e coinvolgere Milano sono piccoli, ma sostanziosi, e concentrati sull'eccellenza. Se a settembre si era aperto in Garibaldi un Temporary shop con i migliori oggetti proposti dagli espositori del Salone, in questa edizione invernale si è pensato di coinvolgere, oltre al Pirellone, anche Triennale, con una mostra di design in collaborazione con Sotheby's: «Macef in Town - Design quotidiano».
Alessi, Sambonet, Rosenthal, Villeroy&Boch e tanti altri espositori Macef sono stati coinvolti in una selezione di oggetti innovativi, selezionati da un art director indipendente, Andrea Barra, con l'obiettivo di rappresentare «tutto quello che nella casa di oggi non può mancare».
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