Cè stato un tempo in cui Milano era la città dell'invenzione. Di più: era la città «delle cose meravigliose». Da tutta Europa aristocratici, intellettuali e artisti vi giungevano per ammirare Villa Simonetta, opulente residenza del governatore Ferrante Gonzaga: nel suo cortile, per un raffinato gioco di pieni e vuoti tra il portico e la terrazza, si produceva una eco incredibile, un fenomeno che oggi purtroppo non possiamo più apprezzare perché della residenza originaria è rimasta solo la facciata. Siamo a metà del Cinquecento, sotto il dominio spagnolo di Carlo V e da oggi una mostra allestita nella sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense intende dimostrare che quelli furono tutt'altro che anni bui.
«Milano 1549. L'inventione delle cose meravigliose nella Milano di Carlo V» è il titolo di una esposizione che accomuna disegni, incisioni, cinquecentine, documenti e anche alcune fotografie risalenti all'Ottocento che lo storico Nicola Soldini ha scovato nel patrimonio della biblioteca per ricostruire gli anni del governatorato di Ferrante Gonzaga. Il materiale è poi confluito in un libro, Nec spe nec metu. La Gonzaga: architettura e corte nella Milano di Carlo V (appena pubblicato dalle Edizioni Olschki), scritto in occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita del Gonzaga.
Fratello del duca di Mantova (il raffinato committente di Palazzo Te, per intendersi) e figlio di Isabella d'Este, Ferrante Gonzaga non avrebbe mai potuto essere un governatore ordinario. La storia del suo governo, tra il 1546 e il 1555, sfata molti dei luoghi comuni con cui si è soliti dipingere la barocca dominazione spagnola nella nostra città. Spirito intrepido e raffinato cultore delle arti, trasformò Milano in una sorta di principato e, come ogni principe che si rispetti, vi edificò la sua reggia (la Gonzaga, poi ribattezzata Villa Simonetta): «Era una sede che intendeva confrontarsi con le grandi residenze di quel periodo, in particolare era in competizione con le case dei Doria a Genova», spiega Soldini che a Villa Simonetta ha dedicato due sezioni della mostra, con testi che narrano della sua costruzione e degli intendimenti del committente e che riportano l'entusiastica testimonianza di Paolo Govio (intellettuale che gravitava nella corte insieme a una miriade di artisti lombardi) sugli splendori delle colonne e del giardino. Ci sono poi le parole dei viaggiatori del Settecento a descrivere, due secoli dopo, la «mirifica eco» oggetto di numerose ricerche scientifiche dell'epoca.
Le meraviglie delle Milano cinquecentesca non finivano qui: «Siamo di fronte a una vera e propria resurrezione della città», spiega Soldini. Parola d'ordine di Ferrante Gonzaga: fare ornamento alla città et piazza. Ecco moltiplicarsi allora gli allestimenti teatrali, i giochi in occasione del carnevale e la produzione editoriale: la mostra dedica un'apposita sezione al tema dell'effimero e della meraviglia che fu dominate sotto il Gonzaga e che raggiunse il suo culmine nel 1548, durante i preparativi per la festosa entrata in città del principe Filippo. È infine l'urbanistica a chiudere il percorso dell'allestimento alla Braidense: la nuova immagine di Milano sognata da Ferrante Gonzaga prevedeva importanti interventi tra cui la riorganizzazione di piazza Duomo in una forma che rimarrà inalterata fino all'Ottocento. È poi di questi anni la costruzione delle mura spagnole: «Costituirono la più grande fortificazione militare cinquecentesca in Italia - commenta lo studioso - anche se nacquero per controllare i dazi e per evitare l'ingresso di epidemie in città».
Milano 1549. Linventione delle cose meravigliose nella Milano di Carlo V
Biblioteca Braidense
Fino al 24 novembre
info: 02.86460907
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.