Gianni Pennacchi
da Roma
Correva lanno di grazia 1996. Ricordate? Il centrosinistra aveva vinto le elezioni e Romano Prodi sera insediato al governo, sembrava intramontabile. Il centrodestra era allo sbando, ridotto a tre soli partiti in rottura furibonda con la Lega. Questultima poi, appariva irrimediabilmente isolata, costretta allangolo. Alle elezioni il Carroccio era andato da solo, contro il centrodestra col quale aveva consumato lo strappo sul finire del 94, e contro il centrosinistra col quale aveva esaurito il rapporto già nei primi mesi di vita del governo Dini. Più che una scelta, quella di Umberto Bossi era stata una necessità: la Lega aveva subito il «tradimento» di Massimo DAlema, che dopo averla blandita come «costola della sinistra» per strapparla allalleanza con Silvio Berlusconi, laveva abbandonata repentinamente quando non serviva più. Troppo presto ancora per ricucire col Polo, troppo tardi ormai per intrecciare una qualche desistenza con lUlivo. E chi dovevano ringraziare i leghisti, per quel ruolo di corpo estraneo, nemici di tutto e di tutti, lanti politica e lanti democrazia? Proprio il pio Oscar, che dallalto del Quirinale aveva pilotato prima la rottura dellalleanza col Polo e la caduta del governo Berlusconi, poi il passaggio di governo e di sponda dellex ministro del Tesoro di Berlusconi nonchè lidillio con la sinistra, infine labbandono come fossero un partito usa e getta. Più che a Botteghe Oscure, per Bossi lodiato «traditore», il vero burattinaio, stava sul Colle.
A dispetto della solitudine e dellisolamento, la Lega era riuscita ad eleggere 28 senatori e 58 deputati. Ma aveva dovuto accentuare le sue caratteristiche, contro la Roma «ladrona di sinistra e di destra» non le restava che esaltare la centralità padana. I partiti nazionali avevano rifiutato il federalismo? Il Carroccio rilanciava con lideale dellindipendenza e della secessione, ecco lampolla alle sorgenti del Po, i gazebo per le elezioni del parlamento padano, linsediamento dellassemblea alternativa, addirittura un governo da rinfacciare a quello nazionale, le camicie verdi, i proclami sempre più gridati e accesi. Unescalation di provocazioni: più il governo (di Prodi) e il Quirinale si stracciavan le vesti, più la Lega le sparava grosse. Quale scandalo, quando i gruppi di Camera e Senato ebbero lardire di proclamarsi «Lega Nord per lindipendenza della Padania».
Quanto parlavano e tuonavano, i leghisti. Tutti, anche il mite Roberto Maroni. Il leader poi, era un vulcano inesauribile e stupefacente, un fiume inarrestabile di parole e di trovate. Oddio, quando a maggio del 97 usciron fuori i Serenissimi a scalare il campanile di San Marco, il primo a dissociarsi, anzi a condannarli senza appello fu proprio Bossi. Più deciso e netto del Pci con le Bierre negli anni di piombo. Ma scherziamo? A parole si può far tutto, almeno in politica. E regola democratica che sia lecito qualunque messaggio e programma, ogni promessa, anche la più sconvolgente. Ma i fatti son ben altra cosa, e quelli messi in atto dai Serenissimi secondo Bossi non solo meritavano la condanna, erano una «provocazione» ai danni proprio della Lega. Nonostante quella «provocazione» però, Bossi e i leghisti continuavano a parlare, nelle riunioni di partito, nei comizi, al telefono. E il dottor Guido Papalia registrava.
Questi che seguono, sono stralci di intercettazioni giudiziarie che supportano la richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla procura veronese.
È il 21 settembre 97, due giorni dopo la visita del presidente Scalfaro a Verona, e Bossi non sembra soddisfatto della protesta inscenata dal Carroccio. Ne parla con Enzo Flego, responsabile delle Camicie verdi.
B= Bisogna essere determinati con... ba... solo se laltro attacca bisogna... menare il più possibile.
F= Sì, sì.
B= Ma solo se laltro attacca,... ma lì... quello che vedi tu girando in giro tra la gente... tra la gente che gravita attorno, non so se le varie difese (incomprensibile) la gente è pronta è determinata a dar batt... a rispondere?!
F= A la gente guarda.
B= No, no.
F= Eh?!
B= No la gente, la la le camicie verdi.
F= Noi siamo pronti, perché, però vedi è un fatto Umberto bisogna contarci in ultima, perché non puoi mettere trecento camicie verdi a far battaglia contro seicento poliziotti.
Ancora sulle manifestazioni contro Scalfaro, Bossi si sfoga al telefono il 30 settembre, sempre con Flego.
B= Tallonare Scalfaro sempre ovunque gestendo in maniera completamente diversa... non come ha fatto Calderoli che è un p... e si è diviso frangette... frangiotte... F si lamenta probabilmente per delle assenze ingiustificate e, di rimando, B= ...cè il primo giorno della caccia, fan bene di andare a caccia, quel c... che ti sembra... In realtà è come sempre... ragionare no! Quando viene la guerra verranno, adesso non cè la guerra... a un minimo di cose da fare no!
Sullo stesso argomento, lo stesso giorno, colloquio telefonico tra Bossi e Alberto Mazzonetto, «punto di riferimento dellattività secessionista in Venezia.
B= Il problema, chi fa parte... chi va in piazza deve sapere che deve menare la mano.
M= Sì, certo questo è vero pure...
B= Però...se no sembrate dei poveracci voi là...
M= Mh.
B= Eh, la Lega dei poveracci deve finire insomma, ora la Lega è di chi ha coscienza del momento storico e ha determinazione.
M= Ecco ci manca lorganizzazione e il servizio dordine per essere pronti in piazza e bisogna che ci organizziamo...
B= Crealo... E ti rendi conto del ridicolo di aver fatto un movimento di gente che sta con le gambe sotto al tavolo no?
M= Ho capito...
B= Ho letto il tuo articoletto che avevi scritto sul giornale... secondo me era un errore completo, tutte le volte che viene Scalfaro va contestato, se no... che... che roba è...
M= Sì.
B= Eh!...voi siete di morso leggero, e quindi non tenete la preda... la preda va tenuta e come va tenuta... a prescindere dai sindacalisti che... a picchiare... magari, c...
B= Quindi... posizione... non si mollano mai gli avversari si tengono sempre... un morso po... poi lo si tiene sempre lavversario, e sembra uno che... lì il problema sai qual è che... questo qui... il problema bisogna che tutti i comuni... bisogna dirglielo alle famiglie di non mandare... quando viene Scalfaro di non mandare i figli lì... e dire che i figli vadano... vadano...
M= Sì, sì!
B= Vuoi che i bambini vadano tirando fuori la bandiera della Padania...
M= Mh! Mh!
B= Eh! Problema di fondo non... si tratta di... di... di... come Mussolini, non vedi?!
M= Esatto, sì! Di chiamare i bambini in piazza.
B= Il problema è un pezzo di m... improntare la gente del Nord...va bene che gavranno... tutti... che gavremo tutti il mitragliatore in mano... ma sarà una soddisfazione enorme portarmi allaltro mondo il più possibile di questa m... vivente... sono m... viventi, devono essere cancellate da... da... lì però il problema... anche la gente va indirizzata con chiarezza con fermezza.
Dal comizio tenuto il 14 settembre 97 a Venezia da Maroni, «attualmente capo del governo della Padania». Trascrizione della Digos.
È giunto il momento di dichiarare chiusa la fase delle trattative... da oggi occorre passare dalle parole ai fatti... manca solo un ingrediente alla ricetta per la libertà, un parlamento libero e sovrano... il parlamento adotta la moneta e arma lesercito... Nessuno!!! può opporsi alle decisioni di un parlamento liberamente eletto, né governi, né stati esteri, né magistrati di importazione... questo è il motivo che ha spinto il governo della Padania a indire le prime libere elezioni...
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