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Quando Oriana litigava col raìs: «È un libriccino»

Il libro Verde? Anche in Occidente c’è chi lo ha esaltato. La Libia ingaggiò una società di consulenza internazionale, la Monitor Group, per ricostruire una fama positiva per il Paese e soprattutto per il Colonnello, una volta caduto l’embargo internazionale cui Tripoli fu sottoposta fino al 2004. La società «arruolò» diversi intellettuali per organizzare visite in Libia e iniziative culturali che esaltassero il pensiero del raìs. Tra questi c’era anche il professor Francis Fukuyama, eminente storico, che incluse, per la prima volta in Occidente, il libro Verde tra i temi di studio di un proprio corso.
Chi invece non si lasciava arruolare facilmente è Oriana Fallaci, che in una celeberrima intervista al Colonello, lo incalzò tra l’altro proprio sul suo libello. Ecco lo stralcio dello scoppiettante colloquio.
Colonnello, visto che non si considera un dittatore, nemmeno un presidente, nemmeno un ministro, mi spieghi: ma lei che incarico ha? Che cos’è?
«Sono il leader della rivoluzione. Ah, come si vede che non ha letto il mio Libro Verde!».
Sì che l’ho letto, invece! Non ci vuole mica tanto. Un quarto d’ora al massimo: è così piccino. Il mio portacipria è più grande del suo libretto verde.
«Lei parla come Sadat. Lui dice che sta sul palmo di una mano».
Ci sta. Dica: e quanto ci ha messo a scriverlo?
«Molti anni.

Prima di trovare la soluzione definitiva ho dovuto meditare molto sulla storia dell’umanità, sui conflitti del passato e del presente».
(...) Vi sono cose che non mi tornano in quel libriccino.
«(... ) Lei deve sistemarsi qui in Libia e studiare come funziona un Paese dove non c’è governo e tutto è Jamahiriya».

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