Era un bidone, certo. Un mangiagol, un apatico, un mollaccione. E la saudade? Anche quella, ovviamente. Il Palermo e poi la Juventus: a Napoli mica si ricordano tutti quei gol. Era un altro e non basta dire che era più giovane: al San Paolo non cera un solo tifoso contento di vederlo in campo la domenica, anche se adesso tutti si affrettano a dire il contrario. «Amauri non ne azzecca una», scrisse una volta un quotidiano napoletano. Il nuovo Careca? Non sembrava neanche il nuovo Aristoteles.
Allora oggi qualcuno nasconde la faccia tra le mani. Oggi, proprio: arriva con la maglietta della Juventus e con lipotesi di diventare pure il nuovo centravanti della Nazionale italiana. Dicono che Lippi aspetti solo che gli diano il passaporto, poi lo convocherà. Cioè lo smacco per chi lì, al San Paolo, laveva bollato come lultimo dei panchinari, lo scarto di una squadra che già faceva fatica. Napoli laveva avuto via Parma, allalba di un mercato di riparazione che riparò non moltissimo. Era il 2001, gennaio. Il Napoli cercava un goleador, arrivò questo ragazzino di ventanni: Amauri Carvalho de Oliveira. Il Parma laveva visto al torneo di Viareggio dellanno prima con il Santa Caterina: doppietta allEmpoli. Nome segnato. E risegnato di nuovo qualche mese dopo, mandando aver mandato un osservatore a Bellinzona, dove era stato mandato dal suo club. «Prendetelo, prendetelo». Così arrivò Amauri in Italia. Con la fama di uno che ce lavrebbe fatta, per il fisico, per la testa, per la storia strana: era diventato calciatore per caso, scelto dalla squadra della sua città perché lattaccante titolare sera infortunato. Quella squadra lo portò al Viareggio, poi la Svizzera. Ecco Parma e subito Napoli, per mano del manager Mariano Grimaldi. Perché ora si vergognano tutti? Perché allinizio lo chiamavano Boneco, il soprannome che gli diede lo zio Dilson in onore di un personaggio di un fortunato programma della televisione brasiliana. Poi, però, cominciarono a chiamarlo solo il brasiliano, con distacco. Un solo gol: nel 2 a 0 del Napoli contro il Verona. Giocava con Edmundo, anzi spesso lo sostituiva. Male. Lui è lunico a ricordare: «Ricordo partite con la formazione Primavera.
Quando il San Paolo sentenziò: «Amauri? È un vero bidone»
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