Quando la scienza fa il detective

Le scienze naturali aiutano sempre più il lavoro degli inquirenti nei casi di morti sospette o di cadaveri non identificati. Se ne parla oggi alle 18.30 al Museo civico di storia naturale di Milano, in corso Venezia 55. Padrone di casa le dottoresse Cristina Cattaneo e Monica Maldarella, rispettivamente medico legale e naturalista, coautrici di Crimini e farfalle (ed. Raffaello Cortina), un volume divulgativo su come le ricerche scientifiche in campo zoologico, botanico e antropologico possano contribuire, e siano anzi talvolta determinanti, a spiegare certi decessi altrimenti misteriosi. Milano e la Lombardia sono luoghi ad alto tasso sia di delitti sia di ritrovamento di cadaveri di sconosciuti. Solo di questi ultimi ce ne sono una media di cinquanta all'anno, e tutti approdano al laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'Università statale. E qui soccorrono gli strumenti della logica scientifica e della ricerca naturalistica. Il libro, divulgativo, è rivolto a un pubblico di appassionati del genere, soprattutto studenti di medicina, scienze e biologia, magistrati e forze dell'ordine. L'intento di trattare la materia con tutta la leggerezza possibile è chiaro fin dai criteri di impaginazione, con le belle vignette di Paolo Speziale, o con l'intitolazione dei capitoli ispirata a uno humour nero di sapore quasi goliardico, come «Addio alle carni» o «A qualcuno piace freddo». Oggi, accanto alle autrici, saranno presenti il direttore del Museo di storia naturale Enrico Banfi, il criminologo Massimo Picozzi, il paleontologo Giorgio Teruzzi e l'entomologo Carlo Pesarini. Spiegheranno perché sulla scena del crimine le scienze naturali la fanno ormai da padrone. Risalire con esattezza al momento del decesso e ottenere il massimo numero di dati sul luogo del delitto sono operazioni che consentono di formulare ipotesi su causa e modalità di una morte e forniscono agli inquirenti una pista. Sono passati poco più di cento anni da quando si cominciarono a usare le impronte digitali nella tecnica di investigazione. Oggi si passa tutto al setaccio e al microscopio: pollini, residui di peli animali, microrganismi acquatici. E poi c'è l'esame del Dna. Nel libro si fa tra gli altri il caso di «Nemo», cadavere di un annegato nel lago di Garda cui è stata assegnata un'identità, un probabile momento del decesso (cinque anni prima) e un'alternativa tra possibili cause (suicidio o incidente). A Cristina Cattaneo chiediamo quale sia, in un lavoro come il suo, il rapporto con la morte. «Se ne ha meno paura, ci si entra più in confidenza - spiega -. Pur mantenendo il distacco professionale, si riscoprono da una parte i lati terribili della natura umana, dall'altra gli enormi slanci»..

I morti senza nome sono più italiani o stranieri? «Direi metà e metà; è un luogo comune pensare che siano quasi tutti stranieri "sbandati". Perciò c'è bisogno di una banca dati nazionale che semplifichi le ricerche sulle persone scomparse».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica